Regia di Cate Shortland vedi scheda film
Germania 1945: una rigida primavera contraddistingue l’ultimo capitolo della sanguinosa epoca nazista. Il fuhrer è già morto suicida e solo, i suoi più fedeli ufficiali sono braccati, sgomenti ed impauriti per come si è sbriciolato velocemente un impero potente ed arrogante, sicuro di sé e della propria onnipotenza e superiorità sugli altri popoli: per questo cominciano a bruciare le prove più devastanti e scomode, anche per rendere plausibile la diceria, diffusa ancora presso la popolazione in buona fede, che l’eccidio sia tutta una montatura costruita dall’invasore americano per occupare l'impero germanico; i superstiti delle SS cercano di mettersi in salvo e di trovare un rifugio per i propri parenti.
Per questo motivo la famiglia della giovane protagonista Lore, costituita da una madre ancora piacente, bionda e dalla scorza dura come da ferrea etichetta di regime, con al suo seguito i suoi cinque figli (tra cui appunto Lore, la più grande, seguita a poca distanza da una sorella tredicenne, cui seguono due gemelli maschi sui 10 ed un neonato di pochi mesi) viene mandata dal marito a nascondersi presso una fattoria ai limiti della Foresta Nera, per sfuggire alle rappresaglie e all’avanzata americana ormai dilagante.
La madre capisce poco dopo che per salvare la prole deve allontanarsi e consegnarsi e incarica la figlia di intraprendere un lungo viaggio tra i boschi per raggiungere la nonna.
"Lore" è il resoconto drammatico, forte e crudele di un’epopea come tante, di un viaggio per la sopravvivenza lungo 900 km, quando la lotta per restare in vita, per non far morire di stenti i propri fratellini, prevalica ogni fazione contrapposta rendendo uguali buoni e cattivi, oppressi ed oppressori. Fino a far maturare in Lore il senso di vergogna e responsabilità per i crimini di cui si sono resi complici e protagonisti i propri genitori.
I colori lividi ma talvolta sovraccarichi di una natura boschiva meravigliosa sono lo sfondo sontuoso e pertinente di un’epopea della sopravvivenza in cui la regista australiana Cate Shortland, qui al suo secondo lavoro cinematografico, non prende inutilmente posizione né tantomeno moraleggia su una tragedia che ancor oggi sembra impossibile possa essere stata concepita e condivisa da un’intera popolazione; non giudica (a cosa può servire ormai?), ma più realisticamente si concentra a far emergere nell’uomo, pur giovane - in persona della sua bella acerba protagonista - quell’istinto animale che lo aiuta a sopravvivere, mettendo da parte le divisioni mostruose che hanno dato vita al genocidio di una razza, concentrandosi sulle dinamiche di una vera e propria odissea privata, un viaggio che apparirà duro e senza fine ma indispensabile. Poco equipaggiati, infreddoliti ed affamati i cinque ragazzi potranno contare sull’aiuto di Thomas, uno strano taciturno ladruncolo giudeo, innamorato di Lore, ma da questa snobbato e trattato con sufficienza, per molta parte del viaggio al massimo tollerato solo grazie al fatto che in più occasioni egli si dimostrerà indispensabile per la salvezza dei suoi piccoli fratelli.
Straordinario (ma soprattutto scioccante) nei momenti in cui nel film comincia ad emergere tra la popolazione tedesca il dubbio sconcertante, che sconvolge soprattutto coloro che si sentivano in buona fede circa il regime che hanno sempre seguito e difeso strenuamente; un sentimento angosciante che matura alla vista delle drammatiche testimonianze fotografiche sugli eccidi perpetrati, che cominciano inesorabilmente a trapelare; un sentimento cui fa seguito la volontà iniziale di non credere a nulla di tutto ciò, e di considerare tali tremende immagini come uno sciagurato teatrino degli orrori costruito ad arte per distruggere un regime che tutta una popolazione ha sostenuto con convinzione e fervore quasi religioso. Lo sconcerto misto a rabbia da parte di costoro – spesso anche persone semplici, improvvisamente catapultate in un mondo feroce ed assassino che ancor oggi pare impossibile possa esser riuscito a trascinare a sé tutta una popolazione peraltro razionale, lucida e “pensante” come quella tedesca, è la parte più forte e matura dell'opera.
Il film molto interessante vive di questa scioccante presa di coscienza e delle sofferenze private dei piccoli o giovani protagonisti, che provano la fame, il dolore della perdita, la disperazione di non poter fare a meno che liberarsi della parte più debole di loro stessi per sopravvivere all'orrore creato dalla loro stessa discendenza.
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