Regia di Steno vedi scheda film
Bernardo Mambelli è un operaio di idee comuniste esplicitate senza mezzi termini, che lavora presso una ditta di vernici nella Bassa Padana. Di animo buono, tanto da essere soprannominato Ghandi, gli capita di soccorrere un giovane uomo, pestato a sangue di notte da sconosciuti, e di ospitarlo a casa sua dopo averne scongiurato la morte per pestaggio.
Quando però la vittima dell'aggressione gli confessa candidamente il proprio orientamento sessuale, ecco che a Bernardo inizia a coglierlo l'ansia di poter essere scambiato per un gay, e per questo lo vediamo impegnato in tutta una serie di imprese volte a non farsi trovare in presenza del suo nuovo inquilino, soprattutto in presenza di una portinaia ficcanaso e pettegola, e di una fidanzata avvenente e che vorrebbe sposarselo.
Verrà scoperto da tutti, e i suoi amici, per cercare di "guarirlo, arriveranno ad organizzargli un viaggio nell'amata Urss, scoprendo poi al ritorno che l'amico, per sdebitarsi, ha deciso di arredargli la casa a suo gusto e consumo, generando tutta una serie di imbarazzanti equivoci a catena.
Concepito in fretta e furia, probabilmente sull'onda del successo di un film culto come Il vizietto, uscito solo pochi mesi prima di questo, La patata bollente affronta tematiche di base assai serie, in tema di intolleranza e rispetto dei diritti di una minoranza a quei tempi per nulla tutelata e considerata alla stregua di veri e propri depravati, ma nel farlo la narrazione sceglie di mantenere i toni leggeri, senza peraltro rinunciabile a quella volgarità e grossolana comicità tipica della commedia di successo di quegli anni.
Scritto dallo stesso Steno in collaborazione col figlio maggiore Enrico Vanzina, Il film resta in memoria per la valida coppia sui generis formata da Renato Pozzetto e Massimo Ranieri, mentre Edwige Fenech si prende carico di assicurare la presenza scenica innegabile, utile a richiamare l’attenzione del pubblico più incondizionatamente eterosessuale, a cui peraltro fornire un comodo alibi.
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