Regia di Steno vedi scheda film
L'idea è interessante e neppure tanto scontata, ma la carica sovversiva del Vizietto (di pochi mesi precedente) è qui del tutto annullata e sostituita da qualche facile argomentazione 'progressista' (il continuo paragone fra sessualità e politica, prese in considerazione come sfere di interesse e di gusti personali) che, sì, funziona, ma frammischiata a tanti luoghi comuni e situazioni banalotte finisce per disperdersi. Steno è avanti rispetto al cinema (e alla società) italiana, ma le macchiette che ci propone - con la sceneggiatura del regista, del figlio Enrico e di Giorgio Arlorio - non riescono a conferire la giusta 'serietà' alle faccende (Pozzetto-attore, per dire, non è mai altro da Pozzetto-personaggio che fa l'operaio: non è mai un operaio e basta, c'è troppa distanza fra la storia e la messa in scena). Per questo fra i tre protagonisti quello che meglio funziona è Ranieri, anche se - va ripetuto - il film è tutt'altro che superficialotto perlomeno nei suoi intenti. 5,5/10.
Bernardo è operaio comunista e sindacalista; un giorno salva da un pestaggio un uomo e se lo porta a casa: ma quest'uomo è omosessuale e tutti, condomini e colleghi, cominciano a sparlare dei due. Anche la ragazza di Bernardo rimane allibita. In realtà si tratta soltanto di un'amicizia che fa vincere a Bernardo ogni suo pregiudizio.
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