Regia di Steno vedi scheda film
La Patata bollente è un film con Renato Pozzetto e la partecipazione di Massimo Ranieri e Edvige Fenech.
Anche questo è un b-movie, un film che però non è entrato nei cult dei film con Renato Pozzetto forse per il tema trattato o forse perché critica la politica dell’epoca senza se e senza ma.
Un ex pugile e operaio sindacalista, amato e stimato da tutti i colleghi con una bellissima fidanzata. L’uomo inizia a perdere credibilità tra amici e colleghi quando conosce un ragazzo omosessuale e lo salva da un’aggressione fascista.
Il tema principale non è come tanti credono: il mondo degli omosessuali a fine anni 70, ma piuttosto il mondo finto buonista e finto poco moralista degli anni 70.
E già qui potremmo vedere delle forti similitudini con il mondo odierno, con quel buonismo da apericena ma che svanisce nella richiesta di aiuto di un qualsiasi essere umano
Se il film tecnicamente ha dei limiti, la recitazione finto sonnacchiosa di Renato Pozzetto alias Gandhi la fa da padrona.
Riesce addirittura a mettere in ombra il fisico, non proprio secondario, di Edwige Fenech.
Massimo Ranieri nella parte dell’omosessuale offre una buona prova attoriale senza mai eccedere (cosa che potrebbe venire facile) e senza diventare una macchietta.
Il film si vede che è sul finire degli anni 70 perché si lascia una certa libertà sui termini e pensieri, che al giorno d’oggi, grazie a quell’abominio del Politically Correct, sono stati del tutto eliminati.
È chiaro che certe parole erano piuttosto offensive, ma all’interno di un film o comunque di una opera di finzione, non andrebbero bloccate.
Altro tema chiaramente post anni di piombo, ma decisamente quasi troppo odierno è la critica alla destra (i fascisti) e alla sinistra (il sindacato) di essere alla fine più simili di quello che credono.
Non è certo una critica di facile accettazione ma è comunque ben proposta e spiegata.
È evidente, inoltre, l’eccesso di luoghi comuni e di convinzioni sbagliate usate appositamente nel film, e anche questo è più moderno che mai.
Il finale è forse troppo veloce ma è un pugno nello stomaco che poteva essere ancora più potente.
Un sacrificio per far sentire parte di una società “marcia” chi da quella società stava uscendone per via delle sue idee non nella media.
E non è forse pure questo una cosa estremamente moderna? Dover far parte della società sacrificando il proprio pensiero in nome di un mondo alla deriva e più dittatoriale di quello che possa sembrare.
Questa pellicola del 1979, vista oggi, nel 2024 ha una grande valenza, seppur qualitativamente discreta: sono cambiati i protagonisti, ma la storia è sempre la stessa.
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