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Pat Garrett e Billy the Kid

Regia di Sam Peckinpah vedi scheda film

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La recensione su Pat Garrett e Billy the Kid

di Peppe Comune
9 stelle

Pat Garrett (James Coburn) e Billy Kid (Kris Kristofferson) sono stati a lungo amici di scorribande, contro gli stessi nemici e seguendo gli stessi ideali. Poi le cose sono cambiate, Pat Garrett è diventato uno sceriffo al soldo di Cisum (Barry Sullivan) e difende gli interessi dei grandi latifondisti, Billy Kid, invece, è rimasto quello di sempre diventando perciò l'uomo più ricercato del west.

 

Kris Kristofferson, James Coburn

Pat Garrett e Billy the Kid (1973): Kris Kristofferson, James Coburn

 

Pat Garrett e Billy the Kid" è l'ultimo film western girato da Sam Peckinpah, che usa la leggendaria storia dei due amici-nemici per effettuare una struggente ricognizione sull'epopea del "selvaggio west", un mondo fiero e crudele insieme, dove ogni uomo a cavallo che indossa un cinturone con pistola sa di dover affrontare un incessante duello con la vita e dove la morte è attesa come si attende una sopresa che può arrivare quando meno te lo aspetti. Una ballata crepuscolare (magnificamente contrappuntata dalle musiche di Bob Dylan, che nel film interpreta il ruolo di Alias, su cui svetta la celeberrima "Knockin'on Heaven's Dorr") che mitiga nell'afflato lirico che ne sorregge la struttura la vigliacca esecuzione di un intero sistema di valori che la caratterizza. Rispetto a "Il mucchio selvaggio", la violenta esposizione di cruenti bagni di sangue e meno accentuata per dare più risalto, sia alla natura epica dei miti fondativi del west, che alla malinconia di fondo che si accompagna ad un epoca che sta volgendo al culmine. C'è la tristezza per un senso dell'amicizia che ha dovuto cambiare i connotati e nostalgia per tutto quello che non ritornerà più, c'è il disorientamento di pistoleri sbandati e pessimismo verso il nuovo che avanza. La caccia di Billy Kid per mano dello sceriffo Pat Garrett si svolge al confine tra il prima e il dopo, i rispettivi percorsi esistenziali rispecchiano in maniera assai emblematica la differenza tra chi non può fare a meno di voltarsi indietro per andare incontro al proprio inevitabile destino e chi cerca di sfuggirgli inscenando un gioco baro con il domani. La fine di un epoca si pone lungo il flusso imperioso della storia per un cammino che impone dei cambiamenti ed esige delle scelte. L'amicizia vera può diventare un ostacolo serio per chi ha deciso di cambiare casacca per ottenere il lasciapassare per futuro prossimo a venire, una casacca che consente di ritrovarsi dalla parte giusta della contesa senza essere sostanzialmente cambiato, di scoprirsi tutore della legge adottando, in definitiva, gli stessi comportamenti di sempre. "Il paese sta invecchiando, e io voglio invecchiare con lui", dice ad un certo punto Pat Garrett, una frase che esemplifica ottimamente l'anima necessariamente malincnica che pervade il film e che restituisce abbastanza dello spirito di fondo che caratterizza l'intera poetica di Sam Peckinpah, il quale, ha sempre usato il "selvaggio west" come luogo prediletto per la messinscena del suo maledettismo anarcoide ed ha sempre presentato i segni indiziari di cesure storiche epocali come la continuazione sotto le vesti nuove di un' impunità legalizzate delle furfanterie di sempre. Per Sam Peckinpah, la legge del più forte sembra essere un principio indissolubilmente legato alla natura umana e alle strutture di potere con cui l'uomo decide di organizzarsi socialmente e, a parità di "inique condizioni sociali, lui mostra di preferire la fierezza di cani sciolti, che sanno ancora riporre fiducia nella lealtà di un amicizia virile e nella sacralità di una parola data, alle sfuggenti macchinazioni delle carneficine legalizzate. Per Sam Peckimpah, l'ombra arida del "selvaggio west" non si è mai estinta.

 

 

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