Regia di Andy Fickman vedi scheda film
Dopo 5 anni di ininterrotto lavoro, i coniugi Simmons decidono di partire per qualche giorno, lasciando i tre figli ai nonni materni. Quel che si consuma è uno stracotto scontro generazionale: casa ipertecnologica vs. tradizioni, educazione sperimentale vagamente new age vs. metodi da strada, porgi l’altra guancia vs. occhio per occhio. A vincere sono ovviamente i più anziani, e tutti a festeggiare intorno a un bel campo da baseball con birra in una mano e hot dog nell’altra. Puro riciclo di materiali narrativi, dunque, lasciando che la regia se ne vada dalla porta sul retro e gli attori siano liberi di sfogare velleità istrioniche. Ma Billy Crystal non è Dustin Hoffman (sebbene ce la metta tutta), Bette Midler non è Barbra Streisand e lo scanzonato polpettone valoriale dei nonnetti arzilli risulta superficiale e indigesto. Ancor più molesto è il contorno con compagni di scuola bulletti, un ristoratore orientale particolarmente idiota e la trucida insegnante russa di violino a ricordarci che gli automatismi della commedia americana strizzano ancora l’occhio agli anni 80. Nella giostra degli sciroccati, comunque, la fine peggiore la fa Marisa Tomei, confinata al ruolo di una madre troppo isterica per essere comica e troppo illogica per essere verosimile. Per raggiungere la pienezza del registro grottesco non basta affastellare iperboli nonsense, rinunciando alla solidità della storia. Purtroppo per Fickman e i suoi sceneggiatori la risata, anche quella più assurda, parte ancora dallo script.
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