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Parental Guidance

Regia di Andy Fickman vedi scheda film

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La recensione su Parental Guidance

di OGM
6 stelle

Non c’è dubbio, la coppia Billy Crystal-Bette Midler funziona. A onor del vero, funziona a distanza e a intermittenza, dato che in questo film il matrimonio tra Artie e Diane passa decisamente in secondo piano. Il tema è (o dovrebbe essere) il rapporto tra genitori e figli, visto dalla prospettiva dei nonni materni: una coppia di sessantenni ai quali vengono affidati, per una settimana, i nipoti Barker, Turner e Harper. I tre ragazzini sono affetti da una serie di problemi e manie, e si tratta di trovare il modo giusto di venirne a capo. Diane opta per una giusta miscela di determinazione e spregiudicatezza, mentre Artie si affida alla fantasia. Ne scaturisce un calderone a fondo pesudo-educativo in cui tentennamenti ed improvvisazione si fondono in un composto dalla consistenza debole e dall’aspetto stanco. Variare i sapori è un po’ come perdersi nell’indecisione, se l’eccipiente prevale sulla sostanza,  compromettendone l’integrità: le idee possono essere, come in questo caso, molte e diverse, senza però riuscire a fondersi in un discorso sensato, o in un racconto dal carattere ben definito. Gli spunti si sprecano, e poi si buttano via: il licenziamento di Artie, noto radiocronista di baseball, la balbuzie incurabile del piccolo Turner, i dilemmi adolescenziali di Harper, promettente violinista alle prese con le prime cotte, le nevrosi di Alice, mamma in crisi e (probabile) donna in carriera, sono le potenziali fonti di sviluppi originali che, tuttavia, faticano a liberarsi dalla solita melma di luoghi comuni. La lotta contro la banalità è dura, e a poco servono i convenzionali riferimenti al concetto del tempo che passa: la casa (ridicolmente) ipertecnologica in cui si volge buona parte dell’azione, le nostalgie in bianco e nero di Artie, le melodie del passato che riemergono, inaspettatamente, da una playlist digitale. Anche i singoli guizzi di comicità dissacrante (la seduta di logopedia affidata ad uno spettacolo di mimi, la pipì sulla pista da skateboard, il funerale di un canguro immaginario) non riescono a fare breccia in quello che sembra un clima di generale arrendevolezza ed inconcludente attesa degli eventi. Lo spirito della commedia brillante, nell’affrontare un  argomento “serio”, si ritrae inutilmente in una prudenza che non è accompagnata da alcuna riflessione compiuta: la vicenda procede sperimentando a casaccio, senza mai portare a termine la sequenza delle deduzioni, e si conclude, un po’ a forza, sulla base di (scontati) colpi di scena che chiudono frettolosamente la partita sul nulla di fatto. Se la morale vuole essere quella secondo cui ognuno, prima o poi, confrontandosi col prossimo, può (ri)trovare la propria strada nella vita, viene da chiedersi se il pensiero finale della storia risponda davvero alla questione a cui  -  stante il titolo Parental Guidance  - questo film dichiara di ispirarsi. La sospetta incoerenza è cosparsa di gradevolezza, grazie soprattutto al contributo dei due navigatissimi interpreti principali; ma non di rado, ahimè, è costretta a difendersi dall’invadenza della noia.

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