Regia di Rian Johnson vedi scheda film
Quello dei paradossi temporali può essere l’escamotage per risolvere una storia oppure una sfida narrativa. Se esiste un “altro quando”, diventa difficile rendere credibile un racconto. Non si tratta di fantascienza avveniristica classica: nessuno vivrà nel 3978 per sapere se veramente la razza umana sarà sopraffatta dalle scimmie, quindi è più facile inventarsi un mondo che nell’inversione di termini e valori possa essere verosimile. Ma il viaggio nel tempo deve mantenere una sua coerenza, altrimenti è un trucco. Rian Johnson con Looper parte dalla fine, cerca cioè di risolvere da subito il problema fondamentale dei paradossi temporali, ovvero la chiusura del cerchio. I looper sono killer. Nel futuro la macchina del tempo è una realtà usata dal crimine organizzato per far sparire le “persone non grate” senza lasciare traccia. Li si caccia indietro impacchettati e con legato sulla schiena il compenso destinato all’assassino. Ai sicari viene ordinato di ammazzare se stessi con 30 anni di più. A chi capita, può anche andare bene: sa che avrà comunque altri tre decenni di vita durante i quali spassarsela (perché il contratto aumenta se devi ucciderti). Non la pensa così Bruce Willis, rispedito nel passato per essere fatto secco da se stesso, Joseph Gordon-Levitt. Il rischio accumulo, con l’ingresso di una specie di Keyser Söze da eliminare quando ancora è bambino, c’è e rende imperfetto il film. Ma Johnson, che guarda ad Andrew Niccol con meno ambizioni filosofiche, sceglie di giocare in serie B calibrando le sequenze d’azione e i personaggi di contorno, tra i quali spicca un cattivo piuttosto trattenuto interpretato da Jeff Daniels. Inoltre c’è almeno una sequenza geniale: quella in cui Bruce Willis racconta a Gordon-Levitt cosa gli sia capitato a Shanghai. Facciamo notare che per lui, narratore, si tratta di un flashback ma per l’altro, ascoltatore/spettatore, è un flashforward! In una versione alternativa del film, voluta dal coproduttore cinese, la scena in questione è più lunga. Di Bru- ce Willis siamo fan, quindi non ne parliamo che bene: ovviamente il suo personaggio rimanda a quello analogo di L’esercito delle 12 scimmie.
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