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Looper - In fuga dal passato

Regia di Rian Johnson vedi scheda film

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La recensione su Looper - In fuga dal passato

di ROTOTOM
6 stelle

Ancora il Tempo che torna (è il caso di dirlo) protagonista della fantascienza contemporanea.  Ancora una mutazione sociale progressiva che mischia strumenti fantascentifici a oggetti retrò per creare l’empatia vintage con un futuro distopico. 



Nel futuro ci sono i Loopers, killer temporali che attendono da un futuro ancora più remoto nel quale è stato inventata la macchina del tempo, persone che vengono spedite nel passato  per essere uccise così da modificare in quel futuro distopico gli effetti dell’esistenza stessa delle vittime. Uh, complicato.
I killer vengono pagati in barre d’argento salvo quando il mandante degli omicidi decide di “chiudere il cerchio” mandando il Looper del futuro indietro così da essere ucciso dal suo “lui” nel passato e cancellare qualsiasi prova dell’avvenuto delitto. In questo caso i killer vengono pagati in oro e vivono il resto della vita da nababbi. Ok. 
I film dei viaggi nel tempo sono ostici perché si prestano a una ridda di “ma” “se” che se sviscerati costringono al collasso qualsiasi impianto narrativo. 
La prima parte del film di Rian Johnson                                                      è fatta per fissare bene l’ontologia secondaria del film alla sospensione dell’incredulità dello spettatore e non è facile per nulla. I killer agiscono, sparano, incassano, una voce over spiega. Bene.

Poi arriva un “se stesso” di un killer che di morire non ne ha assolutamente voglia. Si salva e cerca di uccidere un bambino che da grande, nel suo futuro, diventerà un tiranno spietato.
Sorpresa.
Dal classico paradosso temporale incasinato nel quale quando i due se stessi si trovano seduti al tavolo e uno dei due cerca spiegazioni l’altro gli dice più o meno “ non cercare di capire ti spaccheresti la testa” creando davvero un cortocircuito tra i due mondi  - reale e immaginario -  risolvendo in un salto mortale di sceneggiatura pagine e pagine di laboriose spiegazioni sul quel paradosso temporale che è alla base della storia, si passa ad una vicenda molto più intima e subdola.
Duro e scarno quanto basta come esige la serie B dei film di fantascienza, caratteri stilizzati,  le ambizioni filosofiche ridotte al minimo – non è questo il core del film – , ovvero: sono gli eventi del passato che cambiano il futuro, la morte è la chiave che risolve molti problemi laggiù, in un tempo ipotetico.  Ma anche ammiccamenti all’estetica postmoderna dei film di fantascienza recenti, Matrix e soprattutto L’esercito delle dodici scimmie di cui La Jetée di Chris Marker è il germe primigenio .



La sorpresa è che il film evolve come molto spesso non succede, assumendo i toni noir della caccia all’uomo – bambino in questo caso – , il thriller metropolitano diventa un film sull’assedio in pieno sole, dramma famigliare e una sottile, mai banalizzata, necessità dell’amore come prospettiva di cambiamento del futuro come alternativa al male, alla morte. Una stilla di positivismo nei luoghi oscuri del futuro distopico che funziona egregiamente e un finale conciliatorio ma solo fino ad un certo punto.



Joseph Gordon – Levitt armato di schioppo  e un marmoreo Bruce Willis qui spietato come non mai,  interpretano la stessa persona, Jeff Daniels è l’ironico cattivo che per una volta non gigioneggia, Emily Blunt la madre del bambino oggetto delle attenzioni del killer.  Il gioco funziona e superata la difficoltà del comprendere il gioco avanti-indietro nel tempo sorretto da un valido montaggio alternato, il film si gode  come una variazione sul tema del genere codificato. Looper arricchisce  il database dei film sui viaggi nel tempo, anche senza spiccare in modo netto ribadisce come il film di fantascienza possa rigenerarsi accordandosi agli stilemi del genere a cui fa riferimento senza appesantirsi con elucubrazioni cervellotiche sulle conseguenze degli eventi: semplicemente sparando al cattivo – chiunque sia -  e amando il buono si possono risolvere tante cose.
Preso così, Looper è divertente e ben fatto, la tensione tiene, il gioco regge e prima che affiorino dalla coscienza i “se” e i “ma”, il film finisce lasciando soddisfatti. Amen.

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