Regia di Rian Johnson vedi scheda film
I "Ritorni" al o dal futuro sono da sempre fonte di spettacolo e fascinazione, nonostante ormai si sia detto tutto e sin troppo su questa eccentrica ma del tutto verosimile possibilità di viaggio temporale. Looper appare sulla carta l'ennesimo thriller futuristico ben fatto ma un po' insipido non appena l'emoizone dei primi azzeccati minuti ha lasciato spazio ad una piuì ordinaria routine, tipica di noi spettatori ormai troppo esigenti non appena abbiamo capito il giochino e desIderiamo altre sorprese; un po' come era avvenuto di recente in quel tanto atteso "In time" del bravo ma da troppo spesso un po' sottotono Andrew Niccol.
Una fuga dal futuro nel senso che nel 2044 la scienza sarà riuscita a far attraversare all'uomo le barriere temporali e dunque a spostarsi tra passato e futuro. I viaggi tuttavia sono vietati per evitare speculazioni e problematiche di alterazioni di cronOlogie temporali che potrebbero causare rotture di catene di eventi dipendenti uno dall'altro con gravi ripercussioni sul futuro e dagli sviluppi poco preventivabili. La malavita tuttavia si impossessa dello stumento ed utilizza tale sistema di trasporto per far tornare nel passato odierno le persone da eliminare: una organizzazione li catapulta ai nostri tempi dove alcuni killer, tra cui Joe, li eliminano appena materializzatisi davanti al punto di incontro. In cambio di una bella giacca imbottita di lingotti d'argento. Le cose si complicano quando, come succede un primo tempo ad un amico collega di Joe, anche il protagonista si trova di fronte alla propria copia 40anni orsono e per poco non la fa fuori, non fosse che lui stesso più anziano ed esperto ha le basi e i riflessi, oltre che la malizia, per riuscire a reagire evitando di autoeliminarsi uccedendo il se stesso del futuro. Ma come mai l'organizzazione vuole eliminate tutti i "Loop"? e cosa ha in mente il nostro eroe anziano già che e' tornato nel passato, epoca in cui puo' provocare delle situazioni diverse da quelle in corso di compimento, così da creare piccole inefficaci assurdità episodiche e pregiudicarsi o modificare a suo vantaggio il proprio grigio e luttuoso futuro?
Le storie incentrate sugli spostamenti temporali alla fine finiscono tutte per incentrarsi sui tentativi di modificare a proprio piacimento la vita futura per evitare che certe situazioni poco piacevoli giungano a compimento. Non fa eccezione questo discreto thriller girato con perizia ed interpretato con adeguata partecipazione da un sempre più lanciato Joseph Gordon Levitt a cui un efficace make up modifica il setto nasale (rendendolo più adulto, più profondo dell'eterno ragazzino imberbe, ipotetico fratello minore di Heath Ledger che non mi sono mai tolto dalla testa) per renderlo compatibile con quello più pronunciato di un Bruce Willis questa volta un po' efficacemente sottotono.
Certo di fronte alla ennesima vicenda sugli assurdi temporali verrebbe inevitabile chiedersi cosa sarebbe successo al film se la materia fosse caduta nelle mani di un regista estroso e genialoide come Ctistopher Nolan, piuttosto che in quelle corrette ma decisamente più ordinarie del Ryan Johnson qui presente.
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