Regia di Rian Johnson vedi scheda film
In un futuro neanche troppo lontano, le multinazionali e le grandi corporazioni (leggasi crimine organizzato) usano i viaggi nel tempo per sbrigare il lavoro sporco. In pratica, se sei considerato elemento scomodo, ti rapiscono e ti spediscono nel passato dove un sicario armato di fucile prima ti spara a bruciapelo e poi fa sparire il tuo cadavere senza lasciare tracce. Metodo sicuro ed efficace, affidato a giovani boia senza scrupoli chiamati loopers. Joe è uno di loro ed è uno dei migliori ma quando a tornare indietro non sono più le normali vittime ma i killer stessi, il ragazzo intuisce che qualcosa nel meccanismo si è inceppato. Continuano le gioie sci-fi e sebbene il film di Rian Johnson non appartenga al fronte più autoriale del genere, qui abbiamo un buon prodotto d’intrattenimento con qualcosa da dire. Mica poco di questi tempi. Certo, i riferimenti a Jones, Niccol, Cameron e Nolan si sprecano – soprattutto per quanto concerne i paradossi temporali – ma Looper ha una sua personalità action che emerge gradualmente e lo fa senza soffocare il racconto permettendo al regista di affrontare diversi registri e sottotrame. Si gioca con le identità, con le ellissi, ci si spinge addirittura verso il dramma familiare con accenni al trauma dell’abbandono, il tutto tenendo sempre presente il massimo sistema secondo cui ad ogni azione corrisponde una reazione. Cinema d’impatto, teso, ritmato, montato egregiamente e parsimonioso con gli effetti visivi a vantaggio di una struttura narrativa solida in grado di valorizzare ciascun personaggio cadenzandone sapientemente l’entrata in scena. Pregio considerevole quando nel cast hai nomi e talenti quali Joseph Gordon Levitt, Emily Blunt, Paul Dano e Jeff Daniels. E non dimentichiamoci di Bruce Willis. Ancora oggi, prossimo ai sessant'anni, nel suo habitat naturale e con il copione giusto, non lo batte nessuno.
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