Regia di Régis Roinsard vedi scheda film
Dal primo dei titoli di testa stilizzati fino all’ultimo orlo delle gonne sotto il ginocchio, Tutti pazzi per Rose trasforma l’operazione nostalgia in esercizio di ricostruzione maniacale: ogni dettaglio ripropone accuratamente la moda, le acconciature, le musiche della fine degli anni 50. L’imbranatissima Rose sogna di diventare segretaria (mestiere simbolo di emancipazione femminile, contrapposto al matrimonio di convenienza imposto dal padre), ma l’unica cosa che sa fare è battere a macchina con due sole dita. Il suo capo assicuratore vede il potenziale e la lancia nel mondo della dattilografia agonistica: il tempo di imparare a usare tutte e due le mani, e la macchina da scrivere diventa galeotta di un amore prevedibile fin dal primo sguardo. Roinsard va oltre décor e gonne svasate, ricalcando nei tempi e nello stile le classiche commedie sentimentali dell’epoca: la guerra dei sessi si tinge di passione rosa confetto tra la vezzosa Déborah François (frangia e smorfiette da copia conforme di Sandra Dee/Doris Day) e Romain Duris. Non fosse per una incongrua scena di sesso illuminata da neon blu e rossi, l’apparato a base di colori pastello e schermaglie garbate sembrerebbe sbucato direttamente da mezzo secolo fa. Un gioco ben condotto, con comprimari di livello (tra cui Bérénice Bejo e Frédéric Pierrot), che pecca di lungaggini (il primo bacio ci mette 60 minuti esatti ad arrivare) e sconta un po’ di noia nei reiterati campionati di uno “sport” scarsamente cinegenico come la dattilografia.
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