Regia di Patrice Leconte vedi scheda film
Quando si dice un'occasione sprecata. In questo caso è un'ENORME occasione sprecata.
Dopo una carriera intrisa di pellicole dallo stile variegato e affascinante, il noto regista francese Patrice Leconte ha deciso di buttarsi sul mondo dell'animazione con il suo La bottega dei suicidi.
In tanti sicuramente ne avranno sentito parlare, anche solo, e soprattutto, per la controversa accoglienza ricevuta in Italia. Nel nostro paese infatti il film era stato inizialmente vietato ai minori di 18 anni. Una grande stupidata, considerato il modo con il quale il film tratta il difficile tema del suicidio: leggero, ma il cui fine ultimo è l'insegnamento a vivere la vita con il sorriso. Per quanto destabilizzante e pesante possa essere la tematica, è sulla carta un ottimo insegnamento per i più piccoli, sicuramente più educativo di quanto si vede spesso nelle televisioni pubbliche al pomeriggio o in prima serata. Alla fine il divieto è stato revocato, fortunatamente. Con il senno di poi, sarebbe più sensato vietare La collina dei conigli.
Fatta questa doverosa premessa, purtroppo, occorre tornare sulla pellicola in sè, fonte di una delle mie più grosse delusioni di quell'anno. Già dopo aver visionato i primi trailer avevo aspettative abbastanza alte, grazie allo stile animato cupo, fresco e accattivante e alla premessa decisamente ottima e azzeccata.
Il risultato purtroppo è un film mediocre.
Si salva comunque il comparto grafico, già precedentemente citato come uno stile cupo, fresco, accattivante, che richiama molto ad opere come Appuntamento a Belleville di Sylvain Chomet, altro film di animazione francese sul quale magari tornerò in futuro.
La storia per quasi la metà della durata regge, forte della sua premessa e di scene dotate di dark-humor raffinato ed intrigante. Presto però tutto inizia a diventare frivolo, estremamente superficiale.
I personaggi, da interessanti sagome capaci di interessare e far riflettere, diventano dei mediocri figuranti, dai caratteri incoerenti e incapaci di suscitare ulteriore interesse.
Sopraggiungono scenette comiche imbarazzanti (in tal senso inizia a cadere anche la resa grafica) e momenti da musical brutti e dimenticabili.
Tutto inizia a diventare frettoloso, come un aeroplano che precipita a causa del motore in avaria, chiudendosi in maniera bislacca e troppo bonaria, con il risultato finale complessivo che porta il film sui binari dello schematico, dell'innocuo e del già visto.
Quindi sì, magari il messaggio può essere stato effettivamente reso a misura di bambino, ma almeno per me il ridursi in questo modo al compitino con un'idea così potenzialmente figa ed i mezzi adatti allo scopo è un puro e semplice fallimento.
Voto: 4,5/10.
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