Regia di Patrice Leconte vedi scheda film
in una metropoli grigia, impersonalmente abnorme e perennemente congestionata da un traffico che pare non smaltirsi mai, la gente si suicida come se niente fosse. e non bastano i divieti di suicidarsi su suolo pubblico, la gente è talmente depressa che coglie qualsiasi occasione per farla finita. addirittura il piccione che ci accompagna sui titoli di testa, con un bagaglio di occhiaie sotto gli occhi da far paura, si lascia cadere da un lampione proprio su di una rampa di tangenziale a scorrimento veloce et..... voilà, il pasticcio di carne è servito e soprattutto ben pestato! la bottega dei tuvache è in uno stabile retrò incastrato in anonimi palazzine. l'attività è vecchia e mai come adesso redditizia. particolarmente da quando il governo ha messo multe salatissime sui suicidi che ricadono sui famigliari. i tuvache sono in quattro padre, madre e due ragazzini sempre tristi che aiutano nella bottega, però ne è in arrivo un terzo e questo sarà la rovina dei loro affari. alain il terzogenito sorride irrimediabilmente alla vita e sarà colui che traghetterà questo stanchissimo tentativo di tim-burtonianismo alla francese, verso l'attesissimo (lieto)fine. dura poco meno di ottanta minuti ma sembra interminabile coi suoi numeretti musicali cantati e il suo inutile pessimismo iniziale. se il disegno non guasta, i fondali sono adeguatamente brazil-ianeschi, le macchine cicciotte che non riportano a nessuna marca in particolare, se non a qualche reminiscenza black car(ma non kit, quella che sterminava chiunque nel deserto americano nel 77),da futuro vintage, il sunto morale della vita è bella e va vissuta ahimè non mi scatena nulla se non noia mortale. il fatto che i tuvache trovino fuori luogo e insopportabile il buon umore del terzogenito sino ad augurargli un cancro ai polmoni facendogli fumare sigaretta su sigaretta, non fa di questo lungometraggio a cartoni animato un politicamente scorretto, anzi! come al solito il dio denaro fa si che i tuvache non reputino la vita così insopportabile, da non essere vissuta per vedere le casse rimpinguarsi senza sosta. per loro che sia morte o vita(ossia cibo)forse poco importa. la vita ti sorride se riesci a sfilare banconote dai portafogli altrui(e cacchio se mister krab insegna). verso la fine, quando tutti cantavano dalla gioia mi sono inesorabilmente abbioccato e forse qualcosa di importante mi è sfuggito, però la noia l'ha vinta.
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