Regia di Rufus Norris vedi scheda film
L’insidia maggiore di una trama del genere, si può ben capire, è cadere nel tranello del lacrimevole ed il regista non è sempre riuscito ad evitarlo ma la storia era troppo attraente e il ricordo della indimenticabile Jean Louise "Scout" Finch ha influenzato non poco nel disegnare la piccola e simpatica Skunk di questo film.
Il romanzo di formazione da cui il regista Rufus Norris ha tratto liberamente questo film è Broken, di Daniel Clay, il quale dichiarò a suo tempo di aver trovato ispirazione dal capolavoro di Harper Lee Il buio oltre la siepe. Chiaro che siamo molto lontani, ma le buone intenzioni di Clay erano quelle di descrivere lo svezzamento violento, l’innocente visione del mondo che circonda una ragazzina che viene spazzata via da un episodio che la sconvolge. È la storia di vite spezzate: di quelle delle adolescenti Oswald, troppo viziate e bulle che vivono con un padre violento e tossico; è la vita spezzata di Rick, che timido e imbranato viene accusato ingiustamente di stupro da una di quelle ragazzine e le conseguenze saranno pesanti e gravissime, fino all’esito ineluttabile e tragico; è soprattutto la vita spezzata di Skunk, la bambina di undici anni gravemente malata di diabete che assiste alla violenta e ingiustificata vendetta del padre delle Oswald. Le vacanze estive sono appena iniziate e i pomeriggi della graziosa bimba sono pieni di curiosità, alla scoperta del piccolo mondo che circonda la sua casa, piccoli e brevi vagabondaggi che la incuriosiscono, interrotti purtroppo dagli appuntamenti con le punture della cura contro la sua malattia. Il grave episodio della vendetta di cui si rende testimone la sconvolge e la sua innocenza svanisce con notevoli contraccolpi psicologici. La sua fortuna è di avere un padre molto attento e affettuoso, amorevole e vicino, ma il trauma causato da quell’episodio la renderà insicura e impaurita: la sua casa, la scuola che frequenta, il quartiere diventano ad un tratto insidiosi e le certezze svaniscono. Avrà bisogno di tutto l’amore possibile dei familiari per maturare e superare le sue perplessità.
L’insidia maggiore di una trama del genere, si può ben capire, è cadere nel tranello del lacrimevole ed il regista non è sempre riuscito ad evitarlo ma la storia era troppo attraente e il ricordo della indimenticabile Jean Louise "Scout" Finch ha influenzato non poco nel disegnare la piccola e simpatica Skunk di questo film. Nel finale il regista rivela una non comune abilità a mescolare le immagini con un sapiente montaggio, lavorando di accumulo come per tirare i fili dei vari personaggi che abitano la storia: li mescola, ne riavvita le ultime vicende, tira le conclusioni. Al culmine della tragedia finale la piccola Skunk deve decidere, è al bivio, è il momento della scelta. Da una parte ci sono i personaggi che conosce ma che lo porterebbero via, dall’altra c’è l’affetto del papà e la vita che attende. Quella reale, da iniziare veramente: la vita è davanti, fuori dalla chiesa che sogna nel suo coma.
Assieme alla brava e promettente Eloise Laurence, a nobilitare il cast ci ha pensato il sempre bravo Tim Roth che qui dà ancora una ottima prova, nonostante in fondo il film sia una piccola opera di un regista esordiente che però ha ottenuto eccellenti riconoscimenti nei vari festival dove è stato presentato, a cominciare dal premio come miglior film ai British Independent Film Awards del 2012 e il secondo premio al prestigioso Giffoni Film Festival, dove la giovane giuria lo ha molto apprezzato. Un film quindi da scoprire e apprezzare.
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