Regia di Andrea Porporati vedi scheda film
Il Toso (Felice Maniero) è senz'altro un personaggio da film: sprezzante, malvagio fino al midollo, ambizioso all'inverosimile e presuntuoso nell'ostentare la propria ricchezza, un uomo oltrettutto - così almeno pare a rileggere la sua vita - privo di coscienza. Il cattivo perfetto, un Al Capone veneto di fine Novecento; come per il di poco precedente film di Michele Placido su Vallanzasca (Gli angeli del male, 2010), i dubbi sulla necessità di conferire al protagonista tanta fascinosa fotogenia sono forti. Eppure, anche in questo caso, la sceneggiatura di Porporati, di Alessandro Sermoneta ed Elena Bucaccio si limita a romanzare - senza strafare, senza inventare leggende di sana pianta - su una vita già di per sè avventurosa e sopra le righe. Data peraltro la destinazione televisiva del prodotto, è quindi evidente che imputare un'eccessiva 'spettacolarità' al racconto delle orribili gesta del boss della mala del Brenta sarebbe fuori luogo; anche perchè, pur non mancando le scene di azione (essendo anzi esse il fulcro dell'opera intera, e Porporati dimostra di cavarsela bene in questo tipo di situazioni), è comunque apprezzabile la maniera in cui Faccia d'angelo tenta di scavare nella psicologia del Toso, mostrandone anche il volto più umano (per quanto mai umano nel senso più diffuso del termine). Certo, per fare ciò è stato necessario anche l'impiego di un attore giovane ma già quotatissimo - a ragione - come Elio Germano, il cui accento del nord est è credibile e riuscito esattamente come quello siculo del contemporaneamente uscito nei cinema Magnifica presenza di Ozpetek: un talento fuori discussione. Al suo fianco, pur non sfigurando nessuno, mancano i nomi di richiamo, il che è piuttosto strano per un'operazione televisiva; c'è una particina per Katia Ricciarelli (madre del boss) e, nel cast tecnico, spiccano Fabio (figlio di Ermanno) Olmi alla fotografia - viva, molto colorata, pregna anche di toni scuri: tutt'altro che da film tv classicamente inteso - e Pasquale Catalano per le musiche (curiosamente impiegato anche da Ozpetek per Magnifica presenza). Arricchiscono inoltre la colonna sonora, a mo' di sigla di apertura e di chiusura, gli Afterhours con due brani inediti tratti dal loro album in uscita: una versione strumentale di La tempesta è in arrivo e la malinconica (e per questo totalmente fuori contesto, nonostante il titolo) Padania. 6/10.
Veneto, fra i '70 e i '90. Vent'anni di grandi rapine, omicidi a sangue freddo, vita dissoluta navigando nel lusso: è la storia del Toso, boss malavitoso a cui la polizia dà la caccia invano.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta