Regia di Gore Verbinski vedi scheda film
Che bel film The Lone Ranger, seppur poco adatto al pubblico italiano, western atipico buttato in pasto alle sale di un paese, il bel paese, che ultimamente non va proprio d’accordo con questo storico e leggendario genere. Sì è vero c’è Johnny Depp con il suo repertorio di espressioni alla Buster Keaton, ci sono perfino il regista ed il produttore dei Pirati dei Caraibi, c’è la Cavalcata del Guglielmo Tell e ci sono gli ultimi straordinari venti minuti, capaci di far deflagrare la fantasia di una generazione, tutto vero, c’è questo e c’è anche molto di più. E’ piuttosto raro a ben guardare, che in un film Disney, sostanzialmente per famiglie, si scorga in maniera così netta la grettezza dell’avidità, che va a braccetto col potere e che di fatto compra le istituzioni, ancora più raro è vedere, tra una trovata e l’altra, una sequenza dura e senza sconti, come quella in cui l’esercito massacra i nativi senza alcuna pietà. Non stupisce quindi che un oggetto cinematografico così sui generis fatichi a trovare un proprio pubblico, perché spesso, troppo spesso, il pubblico non è incline a farsi domande, men che meno a riflettere, soprattutto al cospetto di film come questo. La pellicola di Gore Verbinski (Oscar per Rango, ma anche The Ring e l’ottimo The Weather Man) non si poggia sul trionfalismo da bancarella, lascia da parte la retorica a stelle e strisce e riflette ben più seriamente di quel che si crede, sul sangue, il fango, il sudore e le lacrime, che hanno portato alla costruzione di un paese che ama professarsi libero, mentre il potere e l’avidità lo divorano e lo logorano. A differenza del recentissimo Man of steel, dove bandiere garrivano e soldatesse si sdilinquivano, in The Lone Ranger, film pieno di pregi e di difetti, dove però i secondi battono in ritirata al cospetto dei primi, sembra che l’unica giustizia si possa ottenere solo da chi sceglie di operare al di fuori della legge, delle regole e dell’ordine. Un messaggio forte, poco Disneyano e sicuramente poco americano, anche se intriso di quel anarchico spirito di patriottismo, che un tempo ha fondato una nazione in cui, si dice, tutti gli uomini sono uguali. The Lone Ranger racconta quella presunta, violata, utopica uguaglianza, mostrandocene tutta la sua effimera e fallace impalpabilità.
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