Regia di Gore Verbinski vedi scheda film
Dopo aver appreso che la critica americana aveva stroncato questo film e dopo aver letto qualche recensione negativa anche qui in Italia (poche a dire il vero perchè almeno da noi la maggior parte sembrano abbastanza positive), ero preparata al peggio. Pensavo che non mi sarebbe piaciuto molto e che andarlo a vedere al cinema sarebbe stato uno spreco di tempo e denaro ed invece ieri che finalmente l'ho visto, mi sono ricreduta appurando per l'ennesima volta che ogni opinione, critica e giudizio sono puramente soggettivi e non veramente oggettivi. E' proprio vero infatti che il miglior critico è in se stessi perchè quello che può piacere e coinvolgere una persona, può avere l'effetto contrario su un'altra ed alla fine è tutta solo una questione di gusti e di percezioni differenti.
In questo caso, dopo schifezzone come due inutili sequel dei Pirati dei Caraibi ed un banalissimo "Prince of Persia", Jerry Bruckheimer & Company ci mettono più impegno e confezionano un blockbuster godibile che finalmente non sembra fatto coi piedi.
Gore Verbinski in primis effettua un lavoro più che buono e degno di lode anche se forse alcuni o coloro che non conoscono il suo stile si aspettavano qualcos'altro. Chi invece lo conosce e si aspettava di vedere un western serio e non contaminato da sprazzi di comicità, non ha proprio scuse. Credo che comunque, chiunque si sia recato al cinema per vederlo, doveva innanzitutto comprendere cosa sia il genere "film per famiglie" anzichè avere pretese assurde. Infatti, pretendere un western assoluto e serio da una casa di produzione come la Disney è come pretendere che uno come Totò potesse interpretare bene i film di John Wayne o di Clint Eastwood. Così come chi sa cos'è un blockbuster non può andare a vederne uno in sala con la pretesa di vedere un film celebrale o materiale che abbia lo stile cinematografico di Stanley Kubrick, di Christopher Nolan e vari.
Benchè se ne dica, questo western di Verbinski è molto gradevole e di facile visione e sa reinventare con classe ed una giusta dose di buonismo e di originale fantasia la leggenda del ranger solitario e del suo compare Tonto.
Avevo letto recensioni che definivano questo film pesante, con poca azione e con una miscela di elementi amalgamati alla rinfusa quando invece non è nulla di tutto questo. Per tutta la sua durata, non mi sono mai annoiata nonostante io neanche ami il western e di azione ne ho vista quanto basta o più che altro quanto la trama ne necessita. E' vero, il ritmo era altalenante poichè alternava sequenze tranquille con altre assai movimentate, ma andava sul serio bene così. Un film tutto azione e niente anima o sentimento non lo avrei tollerato, invece questo non è carente di nessun elemento chiave o di base. Ha tutto quello che serve per intrattenere e coinvolgere: azione, avventura, amore, leggenda, dramma, storicismo, eroismo, umorismo e tanti buoni sentimenti - elementi che Verbinski & Company hanno saputo condensare perfettamente in un clima western vecchio stile in cui atmosfere suggestive che da sole valgono già la metà del prezzo del biglietto, regnano sovrane.
Verbinski infatti ci regala delle riprese stupefacenti, mostra paesaggi mozzafiato ed è anche abile nel gestire primi piani d'effetto e fotografia e scenografie con scelte cromatiche perfette ed ottimi chiaroscuri.
La storyline è interessante, tutt'altro che banale come sostenuto da alcuni e presenta delle sfumature umoristiche pulite, brillanti ed opportune e per nulla smaccate o manierate.
Memorabile la scena dei conigli famelici, ma anche quelle dell'imboscata nella miniera e del cavallo che per tutte le volte in cui salva la pelle ai protagonisti, dovrebbe esser lui considerato il vero eroe della situazione!
Il protagonista John Reid, non è esattamente come ce lo si aspetta, è poco audace, ingenuo - per non dire bacchettone - ed anche contrario a qualsiasi forma di violenza (neanche fosse stato Ghandi), quindi inizialmente fa venire da chiedere come possa diventare un eroe mascherato ed il noto cavaliere solitario salvatore di anime se non ha neppure il coraggio di tenere una pistola tra le mani, ma è proprio questo il bello: questo primo capitolo di quella che sarà una trilogia (ebbene sì un altro franchise pari a quello dei pirati dei Caraibi ed è stato già annunciato), parte dalle origini introducendo chi fossero e come nacquero realmente il ranger solitario e l'indiano Tonto. Spiega soprattutto come diventarono amici e compagni d'avventura e dedica un ampio background alle loro storie antecedenti al periodo del loro nomade eroismo.
Devo dire che personalmente ho subito parecchio e per tutta la durata della pellicola il fascino dell'aitante biondino Armie Hammer (e pensare che nel ruolo del principe azzurro di Biancaneve con Julia Roberts lo avevo odiato profondamente), rivalutandolo e trovandolo perfetto nel ruolo del bravo ragazzo che ad un certo punto della sua vita, dopo tragedie e perdite importanti diventa un eroe, un fantasma per alcuni... Hammer ha una presenza scenica non indifferente, belloccio anche quando ricoperto di terra, è l'incarnazione perfetta dell'eroe senza macchia che ha affrontato l'inferno e la cui anima ha vagato un po' nell'al di là prima di farlo vivere di nuovo e farlo diventare una sorta di Zorro del far west. Ed a proposito di Zorro, (quello interpretato da Antonio Banderas intendo) io ci ho trovato alcune similitudini davvero innegabili.
Alcuni dicono che questo "The lone ranger" sembra una versione dei pirati dei Caraibi ambientata nel selvaggio west e con protagonisti dei cowboys al posto dei pirati, ma non sono affatto d'accordo. Non c'è nulla che ricordi i pirati, si è troppo prevenuti al riguardo. Questa storia non ha sfumature horror, è drammatica e non è quindi solo una miscela di avventura ed umorismo, inoltre di "cattivi buoni" come nei pirati non se ne vedono (qui i cattivi sono cattivi e basta altrochè!) e poi l'umorismo è molto dosato e Johnny Depp non gigioneggia quasi per niente. Ok, qualche espressione che ricorda Jack Sparrow la fa (il repertorio espressivo di un attore in fondo non può variare più di tanto), ma il suo personaggio Tonto è ben lungi dal sembrare la versione indiana di Sparrow. Infatti appare come un personaggio triste e malinconico, tormentato e straziato dai ricordi e dai sensi di colpa di un'azione da cui non aveva mai potuto riscattarsi, ma al tempo stesso è saggio e perfino più furbo dell'eroe protagonista, poichè sa sempre quali situazioni evitare e come cavarsela, a dispetto del suo soprannome. Infatti si rivela piuttosto figlio di buona mamma in più di un'occasione ed è incredibile notare con quanta serietà possa rivelarsi al tempo stesso divertente facendo ridere di gusto lo spettatore (ma Johnny Depp si sa, è un maestro in queste cose poichè ha anche nella vita reale certe "qualità"). Davvero commovente e ben studiato il background che riguarda le sue origini, ho amato molto vederlo e scoprirlo, esattamente come ho amato molto seguire quello riguardante il personaggio di John Reid e che dire dell'alchimia che c'è tra entrambi? Perfetta, sono un ottimo duo.
Tornando al discorso dello Zorro di Banderas, come non notare le similitudini che ha con esso anzichè con i pirati dei Caraibi... infatti, anche in Zorro la trama parte dalle origini e spiega come e perchè una persona qualunque diventa un eroe, poi emula il rapporto dei due fratelli molto uniti e di come quando uno di loro viene brutalmente assassinato l'altro cambia profondamente e giura a se stesso vendetta diventando poi quasi per caso un eroe mascherato. Inoltre anche in Zorro vediamo il cavallo fare cose strane e divertenti (come bere l'alcool) e vediamo battaglie, scoppi e scene d'azione simili, come anche personaggi simili e background sulle loro origini egualmente drammatici e toccanti.
Sì, "The lone ranger" è più che altro la versione di Zorro del far west, un film disney un pochino atipico però ed adatto ad un pubblico vasto che esclude comunque la presenza dei bambini piccoli. Credo sia adatto ad essere visto da gente che abbia compiuto almeno quattordici o anche quindici anni a causa della presenza di alcune scene violente e cruente che a volte si fa fatica a vedere anche se si è adulti. Ci sono troppe sparatorie ad esempio, i cattivi uccidono con una freddezza ed una facilità davvero inquietanti ed i combattimenti fra americani ed indiani non sono materiale per bambini, senza contare che la scena di uno dei cattivi che strappa il cuore ad uno dei fratelli Reid era perfino evitabile. Sul serio, era necessaria? Ormai comunque lo aveva ucciso, perchè enfatizzare in tal modo la sua cattiveria? Eh sì, anche in questo caso ricorda quella dell'uomo che uccide il fratello di Zorro e gli taglia la testa tenendosela... dunque questo "The lone ranger" piacerà sicuramente a chi è piaciuto Zorro con Banderas.
Io non lo vedo come un capolavoro, ma neppure come una mediocre commercialata perchè i temi che affronta e racconta sono profondi, spesso delineati da una certa malinconia di fondo che arriva al cuore. Certo non è un western paragonabile ai grandi must del passato di Sergio Leone o ai classici interpretati da John Wayne e non è nemmeno simile a quelli più moderni di Clint Eastwood o di Quentin Tarantino, forse è vagamente simile per alcuni versi ai giocattoloni western di Robert Rodriguez, solo con meno violenza, con meno effetti speciali e meno combattimenti da videogame, ma anche con più sentimento ed impegno. Sa regalare infatti uno show degno di nota che sa divertire, ma commuovere al tempo stesso lasciando qualcosa dentro. Non è un blockbuster frivolo, superficiale e senz'anima, anzi di anima ne ha anche troppa e sa approfondire con classe ed in vecchia maniera diverse tematiche quali guerre civili, capitalismo, razzismo e le acerrime lotte per il potere mandate avanti dall'avidità dei bianchi proprie di quei tempi in America (intorno alla metà del diciannovesimo secolo) e poi è vero, in questo caso, la patria e la religione sono rappresentate tutte istituzionalmente (di particolar effetto infatti si rivelano tutti gli approfondimenti sul conflitto tra gli americani e la tribù dei Comanche, ma anche i frequenti canti dei presbiteriani e le loro marce).
Le scene d'azione sono davvero scoppiettanti, dinamiche e travolgenti, le musiche adeguate e trionfali, sempre incisive perfino quando comiche - indimenticabile in modo particolare la scelta dell'"Ouverture del Guglielmo Tell" che con le sue frenetiche note in crescendo, accompagna la scena d'azione finale sul treno assai adrenalinica in cui i protagonisti sfoggiano tutto il loro eroismo rendendo finalmente giustizia al popolo, ma anche a se stessi - e le interpretazioni impeccabili. La sceneggiatura non dev'essere stata semplice da scrivere, ma è ben fatta, con ottimi dialoghi, anche se qualche pecca la si può trovare forse solo nella narrazione non del tutto fluida e lineare, ma leggermente caotica, che a tratti rimbalza da un flashback all'altro, tenendosi costantemente in bilico tra passato, presente e futuro - ma forse questo era proprio quello che voleva Verbinski: dare allo spettatore la sensazione di raccontare una storia senza tempo che non poteva esser dimenticata o ridotta ad essere solo l'oggetto d'intrattenimento di un museo, per questo le varie parentesi del racconto del decrepito indiano al ragazzino di turno in fondo si rivelano ben gradite e parte di un'idea simpatica e geniale.
Altri difetti possono essere la carenza dei colpi di scena che davvero non sono tanti - ma quelli che ci sono, sono ben serviti e ben congegnati - ed il fatto che la trama soffra di un mancato approfondimento sull'amore che lega dai tempi dei tempi John e Rebecca - però forse questo è qualcosa che Verbinski approfondirà nel secondo capitolo della saga, poichè più di tanto non poteva dilungarsi in questo primo episodio già di per sè molto lungo (altro piccolo diffeto forse poichè, come diceva Hitchcock, “la durata di un film dovrebbe essere direttamente commisurata alla capacità di resistenza della vescica umana”…)
La scena memorabile: John Reid che alla fine del film si solleva in aria col cavallo, atteggiandosi alla Zorro style mentre Tonto lo guarda accigliato e gli dice: "non fare mai più questa cosa!"
Perfetta.
Ha fatto un lavoro davvero molto buono e speriamo che riesca a mantenere una qualità simile anche nei prossimi due episodi perchè coi sequel dei Pirati dei Caraibi invece ha combinato un gran disastro.
Non importa cosa interpreta e come lo interpreta, ormai tutti lo giudicano sempre e comunque come un'ennesima autoreplica del suo stranoto Jack Sparrow. Malafede? Sicuramente. Come attore è vero, sta perdendo dei colpi negli ultimi anni, ma è sempre bravo.
Molto carino e bravino, è piuttosto indovinato nel ruolo del ranger solitario.
Ha poche scene ed anche brevi, ma si è distinta comunque e si è calata perfettamente nel ruolo della proprietaria di un bordello.
Bravo e convincente.
Un cattivo perfetto.
Bravo.
Non c'è male, abbastanza discreta ed azzeccata nel ruolo di Rebecca, l'amore della vita di John Reid.
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