Regia di Ivano De Matteo vedi scheda film
Una manciata di scopate (scusate l’eufemismo) con la collega d’ufficio porta Elena a interrompere il suo matrimonio con Giulio, impiegato al comune. L’uomo comincia così un viaggio all’inferno, tra rate del mutuo e dell’apparecchio per i denti del figlioletto, doppi lavori nelle ore che non vorresti, nottate in pensioni squallide (prima) e in macchina (poi), in un’escalation di degrado morale e fisico che lo spingerà fin quasi al suicidio. Gli equilibristi (già dal titolo, visti gli sviluppi, si parte male) mette in scena tutto ciò che - almeno al cinema - non si dovrebbe mai: una narrazione didascalica (da fiction Tv), un festival che galoppa incurante negli stereotipi da dozzinale inchiesta televisiva, una scrittura manichea, dove la donna sembra una kapò totalmente priva di sentimento e suo marito un coglioncione masochista che pare averlo fatto apposta per soffrire. Per non parlare dei figli: il piccoletto un semideficiente e la ragazza adolescente una fotocopia della famiglia Cesaroni in versione drammatica. Regista e sceneggiatrice (Valentina Ferlan) puntano insomma tutto sull’argomento, nella speranza di farselo bastare. Ma per narrare di poveracci, del “27” che non arriva mai, dei soldi come ricatto capitalista bisognerebbe avere come modello Umberto D. e non un Tv movie da Rai1 + segue dibattito. Dispiace scriverlo, ma Barbora Bobulova è qui alla sua peggiore interpretazione. E Mastandrea riconferma il Malinteso Maggiorani: non è vero che tutti possono recitare.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta