Regia di Ivano De Matteo vedi scheda film
Bell’idea quella di far compiere un viaggio a ritroso al protagonista principale del film, dal benessere piccolo borghese, che passa per il tradimento in amore, fino alla povertà, che sottintende non solo mancanza di beni materiali, ma perdita di dignità, di umanità.
Il quarantenne Giulio compie tale viaggio. Una vita apparentemente tranquilla, con casa in affitto, le rate dell’auto da pagare, ma con un lavoro fisso, una figlia ribelle e un figlio sognatore, insieme ad una moglie che ama ma che tradisce. Tant’è che, scoperto, la moglie lo abbandona.
De Matteo, regista de L’ultimo stadio (2002) e La bella gente (2009), pur avendo un efficace script, di grande attualità e con tanti rimandi al bellissimo Anche libero va bene (2005) di Kim Rossi Stuart (praticamente con una Barbora Bobulova nella stessa parte), insieme ad un cast di altri attori interessanti, credibilissima la prova di Valerio Mastandrea, costruisce un prodotto che ha tutte le caratteristiche di quanto meglio prodotto per il piccolo schermo. Se per tutta la prima parte del film, si sorride, per la complicità di diverse battute e situazioni, tipiche da Commedia all’italiana, nella seconda parte, invece, la rielaborazione del dramma rende più interessante, ma soprattutto più sincera la storia. Merito soprattutto della perfetta rappresentazione del tragicomico che Mastandrea sa offrire. Un film che, senz’altro anche a causa del finale, con un personaggio in bilico fra necessità e dignità, offre il desiderio di riandarsi a (ri)vedere quell’ottimo Umberto D., questo si, con una concreta adesione del regista non al pietismo, che nel finale di De Matteo stona con la tragicità a cui ci stava abituando, ma alla necessità che da tale povertà d’umanità ci si possa riscattare. Ad ogni costo, anche in bilico…
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