Regia di Gianluca Maria Tavarelli vedi scheda film
Salvo, impelagato in uno straniante caso di furto di tappi (!), tuona contro la supponenza del suo nuovo vice, il fimminaro Mimì Augello; tanta elettricità nell'aria scatena un temporale che porta con sé un sequestro lampo e un colpo di fulmine, per Livia. Episodio movimentato in cui il commissario raggiunge l'assetto definitivo. Voto 6.
Se Montalbano potesse fare delle deduzioni sulla serie dedicata alla sua giovinezza, probabilmente si farebbe persuaso che tutto sia stato finalizzato non tanto a raccontare i suoi primi passi, quanto a creare il prima possibile una squadra "primavera" alternativa, pronta a sostituire nella serie principale gli interpreti storici, una concreta "spada di Damocle" per contenere le pretese salariali dei divi della fiction, e assicurarle maggiore futuro. A riprova di questa ipotesi, c'è la fretta con cui gli sceneggiatori hanno ricostruito il microcosmo di Montalbano, sparando a ripetizione le attesissime entrate in scena di tutti i personaggi chiave, principale motivo di interesse dell'operazione: le hanno esaurite dopo appena tre puntate anzichè centellinarle. La vicenda principale dell'episodio, ben costruita, ha qualche somiglianza con "Maigret a New York", il romanzo di Simenon in cui si verificava una misteriosa scomparsa a tempo; all'insegna dell'improbabilità è invece il caso del tipo strammo a cui hanno rubato i tappi della birra per cui si mobilita una task force composta da commissario, vicecommissario e ispettore: se fossero state le bottiglie, avrebbero chiamato forse anche la scientifica e un consulente di Scotland Yard. Ingranano sino a un certo punto i nuovi interpreti, in equilibrio precario sul filo dell'eccesso nella caratterizzazione; gli unici "personaggi" che convincono sempre e comunque sono gli immancabili, struggenti arancini di Adelina, vero amuleto del commissario continuamente alla ricerca del pranzo perduto.
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