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Passione d'amore

Regia di Ettore Scola vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Passione d'amore

di Baliverna
8 stelle

Interessante e complesso dramma sentimentale, con lo sfondo dei primissimi anni della neonata Italia. Ad essere complesso è il discorso sull'amore, le relazioni sentimentali, e la loro istituzionalizzazione o meno. Per buoni tre quarti la pellicola parteggia sfacciatamente per "l'amore libero", anzi la relazione adulterina del protagonista viene presentata come l'apice di amore e di felicità raggiungibili. Essa viene contrapposta al borghese (!?) matrimonio. All'entrare in scena della malata e tormentata donna il capitano continua per un bel po' ad amare profondamente e intensamente la sua amante di prima. Quello che succede poi non è proprio chiaro. Egli accetta di frequentarla direi per debolezza, perché non ha la forza di opporsi alla sua spasmodica insistenza. Qui secondo me sbaglia, perché è sempre un errore fingere (apertamente o meno) di amare qualcuno, anche se ciò sembrerebbe aiutare la persona, e il seguito della storia sembra darmi ragione. Che cosa prende all'improvviso il capitano? Pietà? Compassione? Desiderio di autodistruzione? Nell'arco di pochi minuti l'uomo cambia completamente sentimenti e opinione sull'insistente donna e sull'amore in generale. Dimentica istantaneamente la sua amante e si getta tra le braccia di lei, sapendo che sarebbe morta. Da quel momento è come se non gli importasse più nemmeno di se stesso. Oltre a prendersi in modo misterioso addosso la malattia della poveretta, prende a trascurarsi e a disprezzarsi, diventando un ubriacone frequentatore di bettole. Che senso ha questo cambiamento? Che ne è dell'ardente amore di prima? E che genere di amore è il secondo? Personalmente trovo improbabile innamorarsi per l'insitenza maldestra dell'altra parte e per la prova di dedizione totale che ella dà. In genere ci si innamora della persona in sé, e anzi si viene allontanati da una simile invadenza e - direi anche - dal fatto che la persona non si curi minimamente se è o no ricambiata.
Se Scola (e il romanzo prima di lui) volevano spezzare una lancia a favore di una passione virulenta e morbosa come quella della malata (come sembra), non dimostrano di credere molto nella fecondità e negli sbocchi che essa può avere. Oppure sostengono che è giusto abbandonarvisi, anche se ciò significa rovinarsi con le proprie mani. Ma allora anche l'osannata relazione adulterina che prima viene decantata perde quasi tutto il suo valore... Insomma, il dibattito è aperto e non tutto è risolto con chiarezza.
Quanto al resto, la sceneggiatura è infarcita di riflessioni sul matrimonio e sulla politica tipicamente di sinistra. Alcune sono assolutamente discutibili, come che il brigantaggio del Meridione sarebbe stato generato del rapporto servo-padrone che i Borboni avrebbero imposto alla popolazione. Ma se il brigantaggio è sorto proprio in concomitanza col nuovo stato italiano e in rifiuto ad esso! Prima non c'era... O che il matrimonio sarebbe un'istituzione borghese (ma non si sposano anche i poveracci?) a netto sfavore della donna. A parte questi luoghi comuni della cultura di sinistra, tuttavia, il film è ben girato e ben interpretato. Evita anche i pericoli di pesantezza in agguato in opere autoriali come queste, che si avvalgono di attori di calibro. La fotografia offre anche alcuni bei squarci di natura autunnale e invernale. L'unico attore che mi sembra un po' impacciato è Massimo Girotti. E' un film dove condivido poco del messaggio che si vuole dare, ma che non mi ha infastidito, e direi anzi interessato. Comunque, siamo nell'ambito del vero cinema e nessuno dovrebbe restar deluso.

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