Regia di Paolo Virzì vedi scheda film
Guido è un giovane erudito toscano, dai modi antiquati e cortesi, che lavora come portiere di notte in un grande albergo romano per avere tempo da dedicare ai suoi studi e alle sue letture. Antonia, la sua compagna, è una musicista siciliana dal carattere diametralmente opposto, irruente e aggressiva. Non riuscendo ad avere il figlio desiderato (nonostante una più che vivace vita sessuale), i due iniziano l'inevitabile, alienante, trafila di inconcludenti esami clinici e pareri medici che, lentamente, finiscono per logorare il loro rapporto.
Un discreto Virzì, che, pur liberamente ispirandosi ad un romanzo di Simone Lenzi, a tratti si autoplagia, modellando il suo Guido sul candore di Piero Mansani e Caterina Iacovoni, rispettivamente protagonisti di Ovosodo e Caterina Va In Città. Ritornano così alcuni dei temi classici del cinema del regista livornese, a cominciare dalla sua epica quotidiana di eroi "normali", oppressi dalla volgarità e dalla prepotenza dell'Italia di oggi. Tutti i Santi Giorni convince per la bravura dei primi attori e per la delicatezza con la quale affronta il tema della sterilità di coppia e del suo spesso devastante impatto sulla vita di chi ne è afflitto: peccato che dopo una convincente prima parte, il film si sfilacci e resti come sospeso ed irrisolto, culminando in un finale tenero, ma forse troppo sbrigativo.
Gradevole, non molto altro. 6,5/10.
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