Regia di Paolo Virzì vedi scheda film
Virzì ha regalato negli ultimi anni alcuni tra i film italiani più interessanti scegliendo un genere di per sé non facilissimo: la commedia "sociale". Attuale e intelligente nelle sue scelte, ha scelto soggetti differenti, originali, che ha poi diretto con mestiere e bravura. Dopo i suoi due capolavori Tutta la vita davanti (2008) e La prima cosa bella (2010) si ridimensiona, a detta sua, e inizia a lavorare ad un film "minore" ma probabilmente più personale. Ecco allora Tutti i santi giorni (titolo dal duplice significato, come scopriremo nel film), ispirato al romanzo La Generazione, di Simone Lenzi (del gruppo Virginiana Miller, che interpretano anche il pezzo principale del film), una commedia piuttosto classica, che punta tutto sulla coppia dei suoi protagonisti: Guido e Antonia interpretati rispettivamente da Luca Marinelli e da Thony. Lui è un ragazzo colto, composto, educato e un po' imbranato, lavora durante la notte in un lussuoso Hotel ed è innamoratissimo di Antonia. Lei è un'irascibile, incontenibile, disordinata, lavora in un'agenzia di noleggio auto, fa la cantante ed è innamoratissima di Guido. Il loro rapporto risulta sin da subito solido, reale, indissolubile, almeno finché il fantasma della frustrazione, del senso di colpa, della paura e della rabbia fa capolinea nel momento in cui il desiderio di fare un figlio non riesce ad esser realizzato.
Come abbiamo detto, il film si propone come commedia, possiede brio, i dialoghi hanno il ritmo giusto, e in un paio di sequenze strappa qualche risata sincera. Ma è la malinconia a fare da padrone alla storia, la precarietà che piano piano investe ogni elemento: il lavoro, la famiglia, le amicizie, l'amore.
E' un film fatto di volti, è un film fatto d'attori. Questa volta Virzì evita fortemente enormi cast, raccontando la storia più intima di questi due innamorati. E se la solida regia di Virzì è una certezza, era tutto da vedere se i due attori, che coprono il 90% delle riprese del film, sarebbero stati all'altezza. Fortunatamente la risposta è sì, e il risultato va ben oltre ogni più rosea aspettativa. Luca Marinelli, giovanissimo (classe '84), uscito alla ribalta solo un paio di anni fa con La solitudine dei numeri primi dà ad oggi, semplicemente, la sua miglior interpretazione: bello senza risultare fastidioso, credibile nel suo personaggio silenzioso e impacciato, simpatico e buffo, quanto intenso e disarmante nel finale, riesce a gestire con grande bravura un personaggio tenerissimo, che facilmente poteva risultare artefatto ma che invece convince in ogni suo aspetto. Thony (Federica Victoria Caiozzo), cantautrice di origine siciliana, trapiantata da anni a Roma, viso furbo, sorriso contagioso, malinconica e energica allo stesso tempo, viene letteralmente "gettata" in qualcosa a lei sconosciuto, come il cinema, e lo fa con uniincredibile semplicità, indossando un personaggio a lei congeniale, spogliandosi, letteralmente, della timidezza di chi non è abituato a questo mondo. La sua presenza divora letteralmente la telecamera, e assieme a Marinelli riesce a creare una coppia credibile, affiatata, perfettamente equilibrata. Ed è per questo che il film funziona così bene, nonostante la mancanza di qualcosa di oggettivamente nuovo e qualche discutibile scelta di sceneggiatura (soprattutto nella bidimensionalità dei personaggi di contorno).
Resta un film su una storia d'amore, romantico ma non melenso, che fa sorridere e magari anche piangere, raccontata su uno sfondo fatto di strade di Roma, fermate d'autobus, appartamenti stretti e locali affollati, mentre la musica di Thony, che firma per intero la colonna sonora, carica di atmosfera le varie sequenze, soprattutto sul finale, come quella in cui, i due protagonisti, si avviano a vivere a "passo svelto" la loro storia.
Buona trasposizione dal romanzo La Generazione, pecca in alcuni passaggi, ma compensa con l'ottimo lavoro fatto sui personaggi.
Composta e interpretata interamente dalla stessa Thony, intimista, surreale e sussurrata. Perfetta soprattutto nell'accompagnamento delle scene più malinconiche e drammatiche. ottima
l'approccio semplificato verso tutto ciò che è di contorno alla storia principale
Ennesima ottima prova.
Totalmente a suo agio in un ruolo a lei congeniale, credibile, sanguigna, travolgente. Un esordio coi fiocchi.
Adorabile in un ruolo affatto facile in cui risulta perfetto.
Buona prova.
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