Regia di John Moore vedi scheda film
Capitolo 5: Mosca. I nemici ora sono russi, come capitava in molti film degli anni ’80 per ovvie motivazioni derivanti dal clima politico della Guerra Fredda (tra i casi più eclatanti, “Rocky IV”).
Al di là di questo tema ormai (per forza di cose) obsoleto, dimentichiamoci stavolta ogni riferimento politico o sociale, che non è poi mai stato il piatto forte neppure degli altri film della saga, ma che in questo capitolo è del tutto inesistente.
Certo va detto, rispetto agli altri episodi (soprattutto al precedente), qui le idee si riducono assai (non è un caso che il film arrivi solo ad un’ora e ventinove minuti mentre tutti gli altri raggiungevano o superavano le due ore! Fattore non necessariamente determinante del risultato di un film, ma in questo caso fa riflettere). La sceneggiatura è scarna e la trama si limita esclusivamente a cattivi che inseguono buoni, quindi a un continuo rincorrersi e spararsi tra le due parti per tutto il film, anche se qualche piccolo colpo di scena azzeccato (no spoiler) verso il finale non guasta.
Eppure questo quinto capitolo ha ritmo, è fracassone e divertente; Bruce Willis fa Bruce Willis come di consuetudine, con le dovute battute spaccone tipiche del suo personaggio (non manca ovviamente il marchio di fabbrica della saga: “hippie kay yey”), i set sono molto elaborati e, nonostante sia un passo indietro rispetto ai suoi predecessori, in fin dei conti questo numero cinque ripaga le attese.
Il film è stato ingiustamente etichettato come “mediocre” dalla critica, la quale invece si è mostrata accondiscendente (o comunque non totalmente contraria) nei confronti di film ben più beceri come “Fast & Furious 5” (2011) o “I mercenari 2” (2012), che invece si basano sugli stessi principi (ovvero divertimento decerebrato e ultraspettacolare).
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