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Game Change

Regia di Jay Roach vedi scheda film

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La recensione su Game Change

di supadany
6 stelle

Prodotto di stampo televisivo, ma che può vantare firme illustri, sia alla regia, ma tanto più nei panni dei personaggi principali (sono infatti bravissimi, e soprattutto aderenti, Julianne Moore e Ed Harris), che rendono, almeno parzialmente, interessante un soggetto che pur arrivando in concomitanza ad una nuova, e  come sempre attesissima, elezione americana, mette in prima fila un personaggio che nel 2008 conoscevamo tutti e del quale oggi ci si ricorda solamente grazie a questo film.

John McCain (Ed Harris) ha vinto le primarie repubblicane e si appresta ad affrontare Barack Obama, già stra lanciato ed adorato dal popolo, ma anche dai media.

La rincorsa pare cosa ardua, il senatore si affida allo stratega Steve Schmidt (Woody Harrelson) e per fronteggiare l’immagine divistica dell’avversario decidono di scegliere una donna sconosciuta ai più come futuro vicepresidente.

E la scelta ricade su Sarah Palin (Julianne Moore), donna che pare fin da subito assai determinata, ma che col tempo denoterà parecchi limiti, smascherati senza nemmeno troppa difficoltà, ma anche la volontà di rialzarsi ed esporsi nell’unico modo che le è congeniale, ovvero essendo se stessa.

E così il film ruota prepotentemente attorno alla figura della Palin, che di suo si presta meglio di McCain, ad essere protagonista di un soggetto cinematografico vero e proprio, per quanto pensato per il piccolo schermo, in quanto di cose da dire su di lei ce ne sono a bizzeffe.

Il suo personaggio è descritto molto bene, tra famiglia (cinque figli) e pensieri (in linea di massima ultraconservatori), debolezze (non è mai uscita dagli Stati Uniti, non sa niente di politica estera ne di storia) e convinzioni, veloce ascesa dal nulla (discorso che aizza la folla repubblicana) e debacle improvvise (si sente oggetto ed accerchiata), mancata conoscenza di fatti basilari (un po’ fa cader le braccia), ma anche capacità di andare oltre senza farsi tanti problemi.

Ed in questo senso il film mette in luce, senza essere troppo aggressivo, con dimestichezza l’emblema di una politica più vicina all’immagine dello show, piuttosto che attenta ai problemi delle persone, dove l’importante è colpire l’attenzione e non farsi dimenticare piuttosto che possedere le capacità, e le idee,  necessarie per guidare un paese.

Più delicata invece la rappresentazione del senatore McCain, idee politiche a parte, sembra quasi voler dire che i valori sono proprietà del passato, mentre oggi si guarda solo a strategie populiste accalappia voti.

In questo percorso Jay Roach confeziona una prima parte snella, ricca di passaggi niente male, per poi arroccarsi verso la metà e procedere improvvisamente in modo spedito negli ultimi venti minuti, non proprio esemplari, insomma pare il modo più indolore per chiudere il tutto dopo che le cartucce migliori (o che semplicemente si volevano evidenziare) sono state spese.

Nel complesso direi che si tratta di un prodotto di discreta fattura, eseguito con professionalità (ed in maniera piuttosto democratica per quanto il campo sia l’altro), che non colpisce sempre l’attenzione, sarà che oggi quella Sarah Palin, almeno per scrive, è un personaggio ormai del tutto accantonato (e leggendo un po’ di cose su di lei, aggiungo che è meglio così).
VOTO : 6,5/10.

Su Jay Roach

Ordinato e pulito, si "trascina" un pò nella parte finale, ma per essere un "tv-movie" direi che sono decisamente più le luci delle ombre (che comunque non mancano).
Discreto.

Su Woody Harrelson

Mi ha fatto una strana impressione vederlo in un ruolo tutto sommato moderato (ok, un paio di volte sclera, ma niente di eclatante per uno come lui).
Complessivamente risulta abbastanza convincente, la sua figura insomma la fa.

Su Julianne Moore

Si cala nei panni della Palin in maniera assoluta, vivendo il personaggio piuttosto che recitandolo.
Bravissima. 

Su Ed Harris

La descrizione del personaggio è assai benevola e lui ci fa un figurone per quanto la star del film sia un'altra ed il suo spazio secondario.
Mimetismo pregevole.

Su Ron Livingston

Nei panni di un addetto dello staff della Palin.
Pienamente sufficiente.

Su Sarah Paulson

Anche a lei tocca un personaggio che lavora per la Palin, con la quale avrà da che ridere.
Più che sufficiente.

Su Peter MacNicol

Ben si presta a stare nel contorno senza sfigurare affatto.
Caratterista nato.

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