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6 passi nel giallo. Presagi

Regia di Lamberto Bava vedi scheda film

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La recensione su 6 passi nel giallo. Presagi

di maghella
4 stelle

“Presagi” è il primo film di una serie televisiva su Canale 5, chiamata: “6 passi nel giallo”.

Prodotto mediocre, per un pubblico televisivo di prima serata. La storia sembra ripresa da una puntata qualsiasi della più fortunata serie americana “Medium” (che per fortuna ricomincia la nuova stagione su Rai 3 proprio stasera), soltanto che i personaggi sono molto meno credibili, abbozzati, senza alcuna rilevanza psicologica, e quando si cerca di approfondire un minimo le storie personali dei protagonisti si casca nel banale e nello scontato. Sceneggiatura scialba e approssimativa.

 

La regia è la cosa che più mi ha deluso, che mi ha lasciata amareggiata. Va bene che è un film per la tv, ma un minimo di impegno e di rispetto per il pubblico lo esigo ugualmente. Lamberto Bava confeziona un film che sembra più uno spot pubblicitario, le scene di azioni sono alquanto ridicole, scazzottate da film di quart'ordine.

Le scene che riguardano il “serial killer” sono quasi da cartone animato, Bava si è preoccupato di vestire l'assassino con impermeabile e cappotto nero, provvisto anche degli immancabili guanti di pelle, ma in questo caso sembra più una inutile citazione verso i più fortunati film del padre che altro (e questo aspetto l'ho trovato veramente inutile).

Le scene che rappresentano le “visioni oniriche” dell'improbabile medium sembrano degli spot per un gestore telefonico: si svolgono su una spiaggia affollata maltese, con il serial Killer in “divisa” che sembra doversi levare l'impermeabile improvvisamente per far scoprire un possibile Aldo Giovanni e Giacomo che fanno la loro reclame.

L'uso continuo del telefonino (con una suoneria odiosa) è fastidioso, e fa capire come si usa troppo spesso per colmare lacune di sceneggiatura: si telefona, così si evitano scene in cui mostrare gli svolgimenti.

Alcune incongruenze: nella stessa stanza nel mese di giugno (si capisce nel film che è il mese in cui si svolge la storia) ci sono i protagonisti vestiti estivi (molto estivi), e i poliziotti e le comparse vestiti invernali (molto invernali)...cavolo, mettetevi d'accordo con la costumista.

Non si capisce bene il senso e il motivo per cui avvengono i rapimenti, l'accanimento (veramente all'acqua di rose, ma siamo in prima serata...) sulle bambine, la scelta delle vittime....tutto è lasciato in sospeso.

La scena finale, di risoluzione del film è davvero stupida, senza azzardare un minimo, sfruttando cose viste e riviste visto fino alla nausea.

 

I protagonisti sembrano cascati nel film per caso: Andrea Osvart, molto bella, è una improbabile medium, sembra non crederci mai neanche lei in quello che dice e che fa, impacciata nelle scene di “pericolo”, sembra sempre che pensi più alla storia d'amore che le si prospetta con il poliziotto, piuttosto che alla vicenda di cronaca che sta vivendo...

Craig Bierko è il poliziotto “pacioccone” che davvero ha poco del poliziotto e molto del pacioccone, soprattutto quando è alle prese con le scene d'azione.

 

Insomma tutto molto finto, patinato, poco giallo e molto “fumettone”, sono molto meglio alcune ricostruzioni televisive fatte per “Chi l'ha visto”. Un'altra occasione buona sprecata per portare il buon genere giallo in prima serata. Ci ho sperato, lo confesso, e i toni un po' bruschi che ho usato sono dettati dalla delusione che ne ho ricavato. Peccato per Lamberto Bava, che ammiro più per altri lavori. Con rimpianto penso a vecchi film per la tv, tipo “Tram” di Dario Argento, degli anni '70, un esempio di come un prodotto televisivo di genere, può essere interessante, dignitoso, ben fatto.

 

 

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