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Elvis & Madona

Regia di Marcelo Laffitte vedi scheda film

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La recensione su Elvis & Madona

di OGM
8 stelle

No, non sono i famosi cantanti. E poi, Elvis è lei, mentre Madona è “lui”. Le virgolette sono d’obbligo, visto che il suo vero nome è Adailton, ed è biologicamente un uomo,  però porta i tacchi alti, le gonne, ed una lunga capigliatura bionda, fa la parrucchiera e si esibisce nei locali notturni cantando canzoni che inneggiano alla femminilità. Per contro, “lei”, che in realtà si chiama Elvira, è la classica figura in cui, nell’età adulta, si sviluppa il maschiaccio dell’infanzia. Elvis ama le moto e la fotografia, lavora consegnando pizze, ma aspira a diventare una reporter. In questo film brasiliano, la diversità e la trasgressione si tingono degli innocui e fantasiosi colori della libertà. I lustrini dello spettacolo ed i vestiti kitsch dell’ambiguità di genere sono lo sfondo sgargiante su cui si adagia una favola delicata, nella quale bontà e malvagità si fronteggiano in un agone radicalmente antiborghese, tra un orco di nome Giovanni Trezampe che pratica la pornografia e lo spaccio di stupefacenti, ed un e vissero felici e contenti di natura transgender. Il melodramma da soap opera è saggiamente trattenuto da una benefica mistura di ingenuità ed insicurezza, che sono la più nobile e realistica interfaccia tra le nicchie dell’emarginazione e la realtà della massa. Si sta in disparte per poter vivere a proprio modo, e si è consci dei pericoli a cui si va incontro uscendo allo scoperto. Ci si sente deboli, e si ha giustamente paura di essere respinti o aggrediti. Il disagio materiale è l’aggravante che da un lato aumenta il senso di fragilità, dall’altro aiuta ad inquadrare socialmente persone come Elvis e Madona: appartenere alla categoria dei poveri e malvisti è uno spunto per costruirsi un’identità comune ed inventare un grido di battaglia da lanciare contro il mondo. Continuare a stare insieme, amandosi e cercando di crescere, a dispetto dei pregiudizi della maggioranza e degli attacchi esterni, è il motto che i due protagonisti hanno eletto come filo conduttore della loro storia “impossbile”, tra una ragazza che è sposata, gay ed incinta ed una donna che è padre del bambino. Il gioco dei paradossi è difficile, ma in fondo divertente, per quella coppia che trae la propria forza dal gusto per le immagini ricche di contrasti, tra le illusioni ottiche applicate alla bellezza e il doloroso stridore prodotto dall’evidenza del male. I ritratti dipinti dall’obiettivo di Elvis uniscono gli opposti per smuovere le coscienze. Un essere che appartiene, contemporaneamente, ad entrambi i sessi. Un bambino che innocente non è, visto che vende la droga per strada. Un adolescente che non diventerà mai grande, perché è stato ucciso da un colpo di pistola. C’è un abisso che separa ogni idea dal suo concreto destino. Madona ha risparmiato per anni, per poter pagare l’allestimento di un show tutto suo, ma quei soldi, messi così faticosamente da parte, le vengono rubati da un momento all’altro. Cleopatra può essere una mitica icona di grazia aristocratica, a cui associare una particolare acconciatura, ma può anche diventare, sul set di un film di bassa lega, un volgare simbolo di perversione. Succede a Copacabana, dove tutto sembra lecito, però il cuore si perde in un labirinto di paradossi. Marcelo Laffitte ce lo spiega con una passione soffusa di timidezza e con la dolcezza di un romanticismo dei giorni nostri: una personalissima e coraggiosa fede nell’inverosimile, che interpreta il sogno individuale come il risvolto rosa dell'incubo altrui.

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