Regia di Alexandre de La Patellière, Mathieu Delaporte vedi scheda film
5 amici, una cena marocchina, parole parole parole: gruppo di bobo in interno parigino, un effetto domino di segreti e bugie, un jeu de massacre dialettico, parenti che sono serpenti, borghesia che rima, da copione, con ipocrisia. Il fattore scatenante: il nome scomodo con cui due dei protagonisti vorrebbero chiamare il proprio nascituro. Il vaso di Pandora si frantuma, ma, ovviamente, non è detto che i cocci non si possano restaurare. De La Patellière e Delaporte, autori della sceneggiatura di L’immortale, adattano il testo teatrale che li ha consacrati, in patria, al successo: chiuso tra quattro mura, con inessenziali proiezioni all’esterno, Cena tra amici è puro ed esasperato teatro filmato, che fa della parola il principale territorio del conflitto, ritmato da tempi comici perfetti, interpretato a memoria dal medesimo gruppo d’attori (eccezion fatta per Charles Berling) che lo aveva messo in scena sui palcoscenici francesi. Situazioni universali e quotidiane, nevrosi caricaturali, colpi di scena a go go, cenni d’ambizione in forma di satira politica (una coppia di destra, una di sinistra, un personaggio neutrale, naturalmente centrista), la tendenza alla condanna cerchiobottista e poi al perdono ecumenico, infine alla cara vecchia riconciliazione: tutto già visto, con la dose di acume prevedibile e il garbo di quei prodotti che Oltralpe incassano milioni e qui non sappiamo nemmeno lontanamente concepire.
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