Regia di Alexandre de La Patellière, Mathieu Delaporte vedi scheda film
Quasi ovvio l’accostamento con “Carnage” di Roman Polanski, realizzato l’anno precedente e che considero un capolavoro. Entrambi i film si svolgono in un unico ambiente e sono interpretati da un gruppo ristretto di attori. Hanno entrambi una partenza soffice e sviluppi, imprevisti quanto inattesi, che spiazzano. L’accostamento, secondo me, si ferma qui. Con “Carnage” ho riso a denti stretti e ho riflettuto amaramente sui rapporti umani, sull’aggressività repressa, i rancori ecc. ecc.... “Le prénom” è certamente meno “profondo” o “impegnato”, ma ho riso di gusto non senza vedermi impartire una sana lezione di antropologia culturale. I personaggi rappresentati sono uno spaccato della borghesia parigina BCBG (“bon chic bon genre”, espressione francese imprecisamente paragonabile al nostro “radical-chic”). Si conoscono o credono di conoscersi da una vita. La “cena tra amici” dell’accettabile titolo italiano manderà allegramente per aria ogni precedente certezza. Un film che si potrebbe definire addirittura pirandelliano se non si perdesse in un lieto fine venialmente deludente. Solo venialmente, perché la speditezza dei dialoghi, la prestazione degli attori (gli stessi e gli stessi autori che avevano già portato in teatro la pièce omonima) e le soprese che si succedono una dopo l’altra ne fanno una prelibatezza per chi ama le commedie che, benché attuali, ricordano la gloriosa “sophisticated comedy”. Essendo spesso assai critico nei confronti dei doppiaggi e delle sottotitolature dei film francesi in italiano, è mio dovere, dopo averlo visto in entrambe le versioni, riconoscere il notevole e non facile lavoro svolto da chi ne ha avuto cura. Il testo era pieno di trappole abilmente aggirate nella traduzione, nonché di giochi di parole giustamente “trasformate e adattate” invece che tradotte. L’unica cosa che inevitabilmente si perde nel doppiaggio è la voce di Patrick Bruel che, oltre ad essere un notevole attore è un non meno affermato cantante, aspetto che, nella versione francese, si sente. Da almeno due decenni, commedie brillanti e intelligenti di questo genere il cinema francese ne sforna a decine. Questo film è sicuramente superiore ad una media già elevata. Si pensi a “La cena dei cretini” (1998), a “Piccole bugie tra amici” (2010), a... No, l’elenco sarebbe veramente troppo lungo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta