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Cena tra amici

Regia di Alexandre de La Patellière, Mathieu Delaporte vedi scheda film

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La recensione su Cena tra amici

di mc 5
10 stelle

Ma se, appena pochi giorni fa, a proposito della commedia sentimentale francese "L'amore dura tre anni" avevo parlato di "amore a prima vista", in quali termini dovrei ora esprimermi, intorno a questo splendido film? Se quello che provavo allora era Amore, allora qui dovrei evocare la Passione, dato che quest'ultima pellicola mi ha conquistato, sedotto, rapito. E così capita di nuovo che la cinematografia francese metta a segno un altro colpo da maestro. Volendo anche escludere dal discorso il celeberrimo "Quasi amici" che, pur pellicola pregevole, è comunque un prodotto costruito per piacere ad un pubblico vastissimo, sta di fatto che la Francia sta sfornando una serie di commedie riuscitissime, ricche di ironia leggera, recitate benissimo e dirette con ineccepibile brillantezza. E mentre arriva nelle sale questa "Cena tra amici", già si annuncia come probabile delizia l'imminente "Travolti dalla cicogna". Come mi accade ogni volta che una performance attoriale mi esalta, ho sentito la necessità di concedermi una seconda ulteriore visione, proprio per non perdermi neppure una sfumatura, neppure un movimento, di certi attori dotati di eccezionale espressività. E' ormai notorio che in Francia il film è diventato un piccolo caso, anzi nemmeno tanto piccolo, considerati i numeri che ha mosso al botteghino (anche qui da noi sta incassando discretamente, ma deve fare i conti con una stagione fiacchissima che vede i cinema deserti, a parte il solito paio di prevedibili blockbuster). Si tratta, in origine, di una piéce teatrale che in patria ha avuto numerose repliche e ha riscontrato un altissimo gradimento di pubblico. Sicchè, gli stessi due autori dell'opera teatrale si sono messi al lavoro per adattarne una versione cinematografica, convocando sul set il medesimo felice cast che l'aveva replicata nei teatri parigini. Ebbene, la trasposizione sullo schermo è pressochè perfetta, per una serie di motivi. Innanzitutto la regia valorizza ed esalta due elementi di base: la qualità eccelsa degli attori e le caratteristiche peculiari di un "dramma da camera" (il film si svolge -tranne alcuni rari in­serti- tutto all'interno di una sala da pranzo). Mi è venuto da usare il termine "dramma" perchè, nonostante l'impressione nell'approccio, non si può parlare di opera comica o umoristica, anche perchè durante la visione emergono momenti di notevole tensione emotiva. Togliamoci un pensiero, così accantoniamo subito un argomento. Il riferimento al capolavoro di Polanski "Carnage" è inevitabile. Io ho adorato quel film, ma a parte il collegamento che ognuno di noi è portato a fare tra due opere entrambe ambientate in un appartamento ed animate da persone che finiscono col far emergere il loro lato più oscuro, beh, le analogie tra i due film si esauriscono qui. E dunque ogni ipotesi di comparazione è del tutto inopportuna. Il film, pur mantenendo la sua unica location di base, è arricchito da alcuni in­serti che lo spettatore scoprirà da solo, tra i quali segnalo quello che funge da geniale prologo e che ci mostra un giovane pizza express-boy mentre attraversa Parigi a bordo del suo scooter, accompagnato da un commento in voice-over decisamente gustoso. E c'è poi una simpatica trovata strettamente legata al titolo originale del film, "Le prénom ", cioè il nome di battesimo: nei titoli di testa appaiono solo i nomi di tutto il cast e lo staff del film, escludendone rigorosamente i cognomi. La storia che ci viene proposta è quella di due coppie di amici (peraltro opposte quanto a riferimenti politici e culturali), più un quinto comune amico. Costoro si danno appuntamento per una cena nell'abitazione di due dei coniugi, cogliendo anche l'occasione per festeggiare un nascituro in arrivo. Come si può prevedere, ben presto questa lieta riunione conviviale si trasformerà in pretesto per estrarre sassolini di ogni dimensione dalle scarpe di ciascun convitato, sfiorando più volte momenti di fortissima tensione. Gli oggetti di questi screzi sono sostanzialmente un paio: la scelta del nome da attribuire al pargolo in arrivo e poi un segreto inconfessabile che emerge all'improvviso mandando tutti gli invitati fuori di testa. Superfluo specificare che un film di questo genere si basa al 100% sulla tenuta dei dialoghi (clamorosamente sostenuti ed incalzanti), quasi una sfida stimolante all'intelligenza dello spettatore, che viene assalito da un "inferno" di botta e risposta che non gli dà tregua. E poi ci sono loro, cinque attori semplicemente sublimi (a cui va aggiunto l'illustre cammeo di una recuperata Francoise Fabian). Si tratta di cinque performance che dovrebbero diventare materia di studio per i giovani studenti delle scuole di cinema. Patrick Bruel, Charles Berling, Guillaume De Tonquedec: sono i tre magistrali interpreti maschili. Ma lasciatemi concludere esprimendo ammirazione incondizionata, alle soglie della devozione, per le due meravigliose protagoniste femminili, Valerie Benguigui e Judith El Zein, due donne che, in qualche modo e nelle limitanti vesti di spettatore, ho amato alla follìa. E se qualcuno, tra qualche giorno, mi dicesse: "Ma che razza di film mi hai consigliato? Cinque tizi sempre chiusi dentro una stanza che non fanno che parlare?!"....beh, per quanto mi riguarda non cambierebbe nulla. Per me questo resta uno dei più bei film dell'anno. E non solo.


Voto: 10

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