Regia di Lina Wertmüller vedi scheda film
Odissea di uno scugnizzo in un mondo in cui non riesce ad inserirsi, sbranato dal caos, dalla violenza e dalla follia, fino a che non si ricorda una delle massime intorno alla quale ruota l'esistenza di tutti gli esseri umani: se non puoi batterli, unisciti a loro. C'è davvero troppa carne al fuoco (campi di sterminio, mafia, società italiana durante il fascismo, guerra, manicomi, rapporto con la giustizia, differenze regionali, filosofia politica, storie d'amore e altro ancora) che non riesce ad amalgamarsi, con la conseguenza di uno spaventoso deficit di coesione narrativa ed una sostanziale sconclusionatezza (volendo andare a parare da troppe parti, finisce con l'aggrovigliarsi su sé stesso). E poi è bipolare: si passa dal comico al tragico senza soste intermedie, e dato che la Wertmuller non ha il polso né di Monicelli né di Scola, il tono fluttua in modo disorientante. Però, anche grazie alla splendida colonna sonora di Jannacci, ha dei momenti toccanti (lo sguardo d'addio alla fine dell'udienza) e ci sono delle invenzioni visive niente male (il rapporto sessuale con la torturatrice). E al di là di tutto, è film che non infastidisce (cosa che non si può dire di altre opere firmate dalla stessa regista).
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