Regia di Lina Wertmüller vedi scheda film
"Io sono un uomm' d'onore" dice all'inizio del film Pasqualino: tutto il resto della storia lo passerà a smentire e smontare pezzo per pezzo questa sua affermazione. Deciso a vendicare la sorella, compie un omicidio che più maldestro non si può; costretto a sbarazzarsi del cadavere dopo averlo goffamente tagliato a pezzi, confessa l'omicidio immediatamente dopo l'arresto; fintosi pazzo per evitare il carcere, viene rinchiuso in un manicomio criminale; determinato a rinsavire per uscire da quell'inferno, viene spedito in guerra sul fronte russo e, in fuga attraverso la Germania, è catturato dai nazisti e internato in un lager. Qui, umiliandosi davanti ad un'orrenda aguzzina tedesca, diventa kapò ed è costretto a tradire i suoi amici più cari, tanto che la morte di un anarchico spagnolo che si annega della merda delle latrine è molto più dignitosa della vita di Pasqualino. Ma ora il suo motto è diventato "sopravvivere a tutti i costi". E sopravviverà, per tornare a Napoli e vedere che non solo Concettina, ma anche tutte le altre sorelle e perfino la madre (ma anche la fidanzatina Carolina) fanno le "segnorine" con i militari americani. "Pasqualino Settebellezze" è il culmine dello stile grottesco e rutilante della Wertmüller, il suo film anche più internazionale (ottenne una nomination come miglior film straniero) e il suo ultimo piccolo capolavoro della tetralogia comprendente anche "Mimì metallurgico ferito nell'onore" (1971), "Film d'amore e d'anarchia" (1973) e "Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto" (1974), tutti con Giancarlo Giannini come protagonista. Bellissime le scene girate nel lager, che sembrano provenire da un qualche girone dell'Inferno dantesco e ottima l'interpretazione di Giannini, di Fernando Rey (purtroppo confinato in un piccolo ruolo) e del mascherone grottesco di Elena Fiore. Un film riuscitissimo che costituisce, secondo Tullio Kezich «un ritratto, tutto negativo, dell'uomo mediterraneo invidiato dai nordici per il suo vitalismo esasperato, biologicamente convinto che sopravvivere è tutto». Sui titoli di testa scorrono cinegiornali d'epoca, commentati dalla canzone "Quelli che..." di Jannacci. (22 febbraio 2008)
Il malavitoso napoletano di mezza tacca Pasqualino (detto Settebellezze perché, nonostante la sua bruttezza, ha sempre tante donne) si mette nei guai per vendicare una sorella finita al bordello: passerà dal carcere al manicomio, dall'esercito al lager nazista, ma, grazie alla sua pervicace volontà di sopravvivere, riuscirà a tornare a casa sano e salvo dopo la guerra.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta