Regia di Marco Righi vedi scheda film
ha un buon profumo, o meglio, odore questo film. sarà anche se reggio nell'emilia non è la mia provincia, i paesaggi un pò sono gli stessi, soprattutto quel piattume sempre uguale a se stesso che alterna campi a stradine, strade più grosse a campi e in lontananza dietro quintalate di pesantissima foschia le prime dolci colline che sembrano promettere chissà mai quale frescura. ha un bell'incedere questo film che fatica a progredire che ti sembra sempre di essere al giorno prima e invece ti accorgi che qualcosa cambia solo guardando i led rossi che indicano un grado in più alla giornata precedente, fino a quando faticosamente ti accorgi di essere vicino all'autunno perchè le lunghe sere afose diventano più corte e magari, finalmente rinfrescano, dopo un mese o poco più di caldo, paragonabili però ad un anno di fatiche. non succede niente e succede tutto in un lento avanzare che finchè sei giovani e non hai magari ancora scopato ti sembra interminabile e poi ti accorgi invece che i giorni sembrano secondi e e gli anni giorni. elia cresce in campagna tra una madre molto cattolica e un padre comunista che a stento parla. c'è anche una nonna. tutti i giorni passano uguali. la mamma stende, la nonna pulisce i gerani e il babbo con il secondo genito si appresta a raccogliere i grappoli d'uva maturi. così fino a quando non arriva la figlia dei vicini, che studia a bologna e ha bisogno di soldi ed è sbocciata in una meravigliosa creatura che come una tromba d'aria sconvolge l'afosa monotonia di elia. divenendo un'eccitante avventura estiva ancora prima di diventare una "avventura", senza trasformarsi nell'avventura estiva per eccellenza. un bacio, un giro in bicicletta in quelle stradine scure rischiarate solo da un chiaro di luna o dai fari di qualche trattore e tutto può diventare splendido. ma ancora deve tornare il fratello maggiore di elia e i casini sono a venire e la nonna probabilmente sempre seduta sulla sedia all'ombra dietro i suoi occhiali scuri vede tutto o crede di vedere tutto dall'esperienza dei suoi anni. per chi ci sta, per chi dice quanto è bella la campagna senza però starci mai e per chi invece continua a scapparci, evidentemente questi luoghi che sembrano la morte del vivere riescono comunque a partorire qualcosa di bello.
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