Espandi menu
cerca
I giorni della vendemmia

Regia di Marco Righi vedi scheda film

Recensioni

L'autore

ROTOTOM

ROTOTOM

Iscritto dal 15 ottobre 2004 Vai al suo profilo
  • Seguaci 117
  • Post 22
  • Recensioni 560
  • Playlist 311
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su I giorni della vendemmia

di ROTOTOM
8 stelle

Settembre 1984. Il giovane Elia vive con i genitori in un borgo rurale della campagna Emiliana. In occasione della vendemmia arriva la bella Emilia, nipote di una coppia di compaesani,  più grande e disinibita. La comparsa della ragazza provoca in Elia un profondo turbamento amoroso che sarà messo alla prova dall’arrivo inaspettato del fratello Samuele, giornalista musicale ormai trasferitosi da tempo a Londra.

Settembre è il mese dei cambiamenti. Nelle campagne è il momento in cui i grappoli d’uva gravidi di succo si lasciano cogliere durante un rito, quello della vendemmia, profondamente legato alla fertilità della terra.  C’è qualcosa di religioso e pagano insieme nel rito della vendemmia, qualcosa di antico che si tramanda di generazione in generazione. Nella campagna emiliana convivono in equilibrio simbiotico la devozione a Dio e il più radicale sentimento marxista. La natura è fatta di equilibri e rotture, ricomposizioni. Il 1984 teatro della vicenda è l’anno in cui Enrico Berliguer muore e finisce un’era, come se venisse improvvisamente a mancare uno dei bracci che reggono quell’equilibrio di contraddizioni scaraventando in un nuovo mondo, diverso, sconosciuto, la piccola società rurale. 

L’educazione sentimentale di Elia avviene in questo contesto. Nel ronzante silenzio della campagna irrompe un corpo estraneo, Emilia, cittadina sfrontata e moderna che sconvolge le placide sicurezze del ragazzo. Un piccolo fatto privato e universale al tempo stesso. La campagna di Elia è un Eden nel quale accogliere Emilia, il gioco di seduzione avviene complice la natura dalla quale cogliere il primo frutto adulto ma la trasformazione del mondo di Elia in qualcosa di nuovo passa necessariamente per il dolore, come una nuova nascita. Dall’ iniziale ritrosia della ragazza vinta con pazienza e di nuovo con l’irruzione del fratello Samuele,  attraente anticonformista che porta germi di una cultura lontana a sedimentare nell’orto di casa, il ciclo della vita si compie frammentandosi e ricomponendosi nelle relazioni tra i tre ragazzi.  La dilatazione temporale riprende il passo  delle lunghe giornate estive, quando sembra che la sera non giunga mai. Un ritmo al quale non si è più abituati, come non si è più abituati alla mancanza di un “essere” invasivo come la tecnologia. Tra i corpi e le parole non ci sono filtri, le pulsioni esplodono con la genuinità dettata dalla stimolazione dei sensi. L’amore si confonde con l’ebbrezza del desiderio, si corrompe con la gelosia, si scioglie nella rabbiosa necessità dell’autoerotismo.

 I giorni della vendemmia è una sinfonia di corpi che si sfiorano e sguardi che si intrecciano tra i tralci di vite. E’ una poesia lieve che lascia la nostalgia fuori campo. Piuttosto si avverte il retrogusto di qualcosa che è sfuggito dalle mani troppo presto, una rimembranza di colori, suoni – l’uso del dialetto è evocativo e riporta ad una cultura ormai ridotta ad un’eco in dissoluzione -  e sapori  rimasti a sedimentare e che la delicata messa in scena riesce a far decantare. Girato in due settimane nelle campagne intorno a Reggio Emilia, I giorni della vendemmia si rivela un’opera prima sottile e trattenuta, tanto intima quanto matura,  intrisa di prezioso pudore nell’indagare sui corpi acerbi dei protagonisti e dall’ottima fotografia  che eleva l’ambientazione agreste  a vero e proprio personaggio narrante. Ottimi gli attori, Marco d’Agostin (Elia) che praticamente all’esordio nel lungometraggio regala una prova intensa e Lavinia Longhi (Emilia) che espone la sua consapevole bellezza alle esigenze della storia. Danno vita a personaggi che mutano  come impongono le stagioni che regolano ogni ciclo vitale, legati alla terra da un legame atavico. “Sulla mia terra, ciò che sono mi aiuterà a vivere la mia vita” . La frase di Pier Vittorio Tondelli che apre il film ne riassume ogni senso. 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati