Regia di Mika Kaurismäki vedi scheda film
Spesso i padri non sono quelli che vorremmo. D'altra parte nemmeno i figli.Comunque un padre ritrovato può esser meglio che nessun padre. Un uomo sbandato, in fuga da una vita vuole ricomporre i fili spezzati. Irrompe nella vita del figlio abbandonato e lo trascina a nord ripercorrendo a ritroso la reciproca vita e ricucendo legami ed affetti.
Spesso i padri non sono quelli che vorremmo. D'altra parte nemmeno i figli.
Comunque un padre ritrovato può esser meglio che nessun padre.
Un uomo sbandato, in fuga da una vita vuole ricomporre i fili spezzati. Irrompe nella vita del figlio abbandonato e lo trascina a nord ripercorrendo a ritroso la reciproca vita e ricucendo legami ed affetti familiari prima di uscire di scena.
Con alti e bassi sia sentimentali che filmici. Gli intermezzi musicali anche se rallentano la road story sono godibili. Favole un po' didascaliche delineano la figura del padre.
Il finale è decisamente scontato ma non avrebbe potuto essere altrimenti una volta innestato quel tipo di meccanismo narrativo.
Vesa-Matti Loiri, cantante attore, decisamente nella parte di Leo, il padre girovago.
Un po' ingessato nella parte del filglio pianista Timo, Samuli Edelmann.
Un film che si può piacevolmente gustare se non si hanno alte pretese e se non si immagina di trovare nel regista Mika Kaurismäki lo sguardo straniato e poetico del fratello minore Aki.
Favola di commiato.
Timo vuoi sentire una storia?
C'era una volta un giovane uomo che voleva diventare il migliore tiratore con l'arco del mondo. Era la sua ossessione. Lasciò la moglie, i figli e la casa e viaggiò nel lontano oriente in cerca di un maestro.
Il maestro per prima cosa gli disse che doveva imparare a non sbattere le palpebre. Nella stessa casa c'erano degli artigiani che cucivano tappeti. Prese un cuscino e si mise sdraiato sulla schiena sotto un telaio. Stava lì con gli occhi aperti. Una mattina si svegliò e vide che un ragno aveva tessuto una ragnatela nel suo occhio sinistro. Felice andò dal maestro e gli disse che aveva imparato a non sbattere le palpebre.
Il maestro gli disse che ora doveva imparare a vedere le piccole cose come se fossero grandi. "Cose piccole come se fossero grandi?" chiese l'uomo. Allora andò in giardino e cominciò ad osservare gli afidi e altri piccoli insetti. Li osservò per tutta l'estate. E a un tratto si accorse che gli afidi gli sembravano grandi come cavalli. Disse al maestro che aveva imparato a vedere le piccole cose come se fossero grandi.
Poi camminarono sull'orlo di un burrone. Il maestro disse: "Salta sulla piccola sporgenza e colpisci quell'uccello nero a 500 metri sopra di noi". L'uomo preparò l'arco e tirò all'uccello. L'uccello nero cadde sulla sporgenza. L'uomo era emozionato e guardò il maestro.
Il maestro prese un arco e una freccia imaginari. L'uomo disse: "Non hai nemmeno un arco e una freccia!". Il maestro disse che tirare con un arco e una freccia è solo il prima passo. "Questo è ciò che significa in realtà tirare con l'arco." Il maestro titò una freccia immaginaria e un falco bianco cadde sulla sporgenza. Però adesso il peso era eccessivo e la roccia incominciò a tremare. L'uomo disse: "Cado! Cado!".
Il vecchio maestro allungò la sua mano magra e disse: "Alzati e smettila di piagnucolare". E lo tirò su.
E fu così che l'uomo che voleva diventare il campione del mondo di tiro con l'arco capì che per tutta la vita aveva inseguito cose inutili. Tornò a casa e suo figlio riconobbe il padre. L'uomo non aveva né arco né freccia e quindi il figlio chiese: "Papà, non tiri più?" E il padre disse: "Ascolta. La forma più alta di tirare con l'arco è non tirare".
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