Regia di Peter Weir vedi scheda film
E` nel raffronto fra la scanzonata innocenza di giovanili sogni di gloria e la consapevolezza tardiva della brutalità della morte gratuita che risiede la drammatica bellezza di Gallipoli.
Solo dopo che sia stato intonato (per buona parte del film) un inno alla gioia di vivere (o, più semplicemente, alla gioia per le piccole preoccupazioni quotidiane, da quelle che provengono da un’improvvisata partita di football piuttosto che da una competizione su una polverosa pista di atletica) l’orazione funebre che ne fa da contraltare può rivelare tutta la sua illogica tragicità.
Il tutto condensato nello splendido fermo immagine finale (così drammaticamente espressivo da essere scelto come manifesto tanto del film quanto - in una prospettiva più ampia - di tutte le generazioni “spezzate" dal delirio della guerra).
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