Regia di Peter Weir vedi scheda film
Nel 1915 due giovani australiani si arruolano volontari e vengono aggregati alle truppe inglesi inchiodate dai turchi all’assedio di Gallipoli. Forse anche più che un’opera antimilitarista, è un film sulle illusioni della giovinezza e sul modo brutale in cui la vita le spazza via (per una volta è molto azzeccato il titolo italiano): nasce da qui la netta divisione in due parti, un prima in cui si sogna di diventare eroi soltanto indossando un’elegante uniforme e un dopo in cui si finisce per diventare carne da macello all’altro capo del mondo. C’è una macabra ironia nel modo in cui uno dei ragazzi, atleta dilettante, prima di fare la sua ultima corsa ripassa le istruzioni dategli dal nonno con la certezza che questa volta non serviranno, che si tratta di una gara in cui l’abilità non conta nulla. Purtroppo Weir, che non riesce quasi mai a convincere fino in fondo, tende a disperdersi in troppi rivoli (uno dei due passa in cavalleria, poi rientra in fanteria; le sequenze egiziane sono cartolinesche); ma per fortuna si ritrova nel magnifico finale a montaggio alternato, con i nostri che questa volta non arrivano in tempo e con l’indimenticabile fermo immagine che fissa il momento della morte.
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