Regia di Olli Saarela vedi scheda film
Helsinki, 2010. La polizia locale si trova a fronteggiare un folle assassino che colpisce prevalentemente in metropolitana, spingendo le proprie vittime sotto i treni in arrivo alle stazioni.
La capitale finlandese, ambientazione inusuale per un thriller metropolitano (soprattutto per i nomi quasi impronunciabili), comprensibile solo tenuto conto della scia lunga del successo di Stieg Larsson e di una miriade di altri scrittori scandinavi che assediano gli scaffali delle librerie (nei settori “Low Budget”) e, successivamente, i “cestoni” (“Cheap Boxes”) dei centri commerciali con la targhetta “a partire da” seguita da una cifra minima dai decimali categoricamente di un’unità inferiore a 100, si presenta, in questo film del regista Ollie Saarela tratto da un romanzo dello scrittore Matti Joensuu, come una fredda e impersonale gabbia di rancorosi sentimenti umani.
Tale resa scenica rappresenta, probabilmente, il punto di forza della pellicola, soprattutto nella prima parte della visione quando si intersecano vari piani temporali con tecnica visiva glaciale e veloce, allo scopo di esemplificare la corrosione interiore e il senso di colpa del protagonista, il poliziotto Timo Harjunpää (interpretato da Peter Franzén). La realtà che ci viene presentata, infatti, rifugge dalle idee di idilliaco “paradiso del welfare” che abbiamo noi europei del sud quando parliamo della Finlandia e ci immerge in una realtà “fangosa” e squallida (somigliante a quella mostrataci da Alfredson nell’ottimo “Lasciami Entrare” del 2009), popolata da orchi-vichinghi nazisti dall’aspetto truce e poco rassicurante. Peccato che lo sviluppo della trama non coadiuvi le fatiche visive del regista, troppo derivativa e impregnata su un canovaccio thriller abbastanza risaputo, visto un miliardo di volte in produzioni americane e non. Uno spettacolo che mantiene, comunque, una sua scorrevolezza di fondo, senza esaltarsi ma anche senza gravi cadute.
Seriale.
Sufficiente.
Redenta.
Estraniato.
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