Regia di Sidney Lumet vedi scheda film
Inizia il film e in camera di consiglio entrano 13 persone: i 12 “angry men” e lo spettatore. Anzi, mi correggo: 13 angry men. Un uomo è stato ammazzato e tutto lascia deporre a sfavore dell’imputato. Dunque, la necessità che ad un atto di violenza nei confronti della vita e dell’ordine pubblico si risponda con fermezza, senza tentennamenti o debolezze clemenziali, rende obbligato un unico epilogo.
Eppure, pian piano, emerge un'altra verità, così terrificante che fino all’ultimo si fa davvero fatica ad accettarla. Perché accettarla significa dare torto a tutto l’impianto accusatorio allestito dall’apparato “inquisitorio” (il riferimento a quest’ultimo sistema processuale è d’obbligo visto che i giurati sembrano voler tenere in maggiore considerazione le dichiarazioni dell’imputato fatte fuori dal processo - appena dopo il delitto - rispetto a quelle rese in dibattimento). Significa dover rimettere in libertà un improbabile assassino, ma un probabile delinquente, nonché un sicuro disadattato sociale (non per sue colpe, per carità). Significa far credere all’opinione pubblica di essersi voluti sottrarre alla responsabilità di rimarginare il vulnus sociale arrecato dall’efferato delitto. Ma, soprattutto, significa ammettere di aver compiuto uno sbaglio di non poco conto. Significa essersi macchiati (idealmente) del sangue di un “non colpevole” (l’innocenza è tutt’altra cosa, come ci conferma il nostro art. 27 c. II Cost.).
Ma una dolorosa ingiustizia - è quanto mai doveroso ricordarlo - non può essere certo rimediata da un’altrettanta grave forma di ingiustizia (per quanto dotata dei crismi della legalità). C’è una rigorosa legge da rispettare; una legge morale - prima ancora che giuridica - che impone di attribuire una responsabilità a taluno solo se, sulla base di circostanziati elementi fattuali e di diritto, questa possa essere provata “beyond any reasonable doubt” (questa è la regola coniata, in primis, proprio dagli americani e recepita espressamente dal nostro codice di rito solo 7 anni or sono). E il nostro senso di giustizia (nonché il mio istintivo desiderio di punizione) non vi si può sottrarre. Mai!
Una cosa mi consola soltanto: non so quando, ma so per certo che arriverà il giorno in cui la prova testimoniale verrà bandita per sempre dalle aule di giustizia per “disonorato servizio”. E quel giorno sarà un gran giorno, per tutti.
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