Regia di Sidney Lumet vedi scheda film
Un film che fa scuola, che dovrebbe essere portato a scuola. Un film che amo rivedere spesso e che ogni volta mi stupisce, mi sorprende con qualche dettaglio nuovo che prima mi era sfuggito. Un film che sempre consiglio.
Quando guardai la prima volta questo film restai a bocca aperta. La mia scelta era orientata più che altro alla presenza di Henry Fonda, ma la bellezza di questo film mi avvolse totalmente, opera prima tra l'altro del regista, Sidney Lumet!
Non è solo il teatro portato nel cinema, l'idea di girare in un'unica stanza esalta il senso di oppressione e pressione dei giurati, dello spettatore, di chi in genere deve giudicare un essere umano. Una stanza sempre più claustrofobica, sempre più calda, in un giorno estivo già insopportabile. Le inquadrature sempre più strette... E' ciò che ho percepito se capitasse a me, il senso di soffocamento nel sentirmi assalita da dubbi, preconcetti che tutti, chi più chi meno, abbiamo. Dovremmo essere capaci di guardare all'altro come un foglio bianco, mai scritto, mai stato letto prima.
In questo Lumet riesce appieno, suscitare quel fastidio che ci porta, con fatica, a spogliarci dei pregiudizi, come nei protagonisti che si tolgono le giacche man mano che un ragionevole dubbio nasce...
I protagonisti senza nome, non si presentano, non conosciamo chi sono, che lavoro facciano, da dove provengano. Sono numerati dal n.1 al n.12 e questo mette l'accento sull'imparzialità, pur facendo emergere nei giurati qualche emozione, ma si sa, le emozioni sono universali. I visi dei giurati sempre più accaldati, rivoli di sudore colano dalle fronti ogni volta che nasce il dubbio, inquadrature meravigliose che risaltano le sfaccettature dell'uomo, indagano qualcosa di molto profondo ogni qual volta giudichiamo, ogni volta che guardiamo coi filtri del nostro vissuto personale, del nostro passato, del sentito dire, del politicamente corretto o giusto.
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