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La parola ai giurati

Regia di Sidney Lumet vedi scheda film

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La recensione su La parola ai giurati

di FABIO1971
8 stelle

"Entrate qui col cuore sanguinante per i ragazzi dei quartieri poveri invocando giustizia, ascoltate qualche favoletta e riuscite a convincere qualcuna di queste donnicciole, ma non me".
[Lee J. Cobb a Henry Fonda]

L'esordio sul grande schermo di Sidney Lumet, dopo alcuni anni di frequentazioni televisive: per la sua prima regia sceglie un testo dello sceneggiatore Reginald Rose (qui anche produttore insieme ad Henry Fonda) già rappresentato in tv (per la regia di Franklin J. Schaffner) in un episodio della serie Studio One trasmesso a settembre del 1954 con straordinario successo di pubblico, ovvero una sottile disquisizione, nelle forme del court room drama, sul principio del ragionevole dubbio alla base del sistema giuridico americano. Nel chiuso della camera di consiglio di un tribunale si riuniscono i dodici giurati chiamati ad emettere il verdetto su un caso di omicidio. L'imputato, un giovane diciassettenne, è accusato di aver accoltellato il padre dopo un furibondo litigio, perciò un verdetto di colpevolezza unanime, su cui non sembrerebbero esserci dubbi, lo condannerebbe alla sedia elettrica. All'inizio delle consultazioni, però, uno dei giurati (Henry Fonda) esprime un parere controcorrente, costringendo tutti gli altri a riesaminare attentamente il caso. Uno script congegnato al millimetro, incalzante nelle sue evoluzioni drammaturgiche, che, rispettando le unità aristoteliche di tempo, luogo e azione, ricostruiscono i dettagli della vicenda processuale lasciandoli emergere dal dibattito infuocato tra i giurati. Lumet padroneggia suspense e tensione immergendoli negli angusti spazi della messinscena grazie al taglio serrato del montaggio (curato da Carl Lerner), evocando atmosfere sempre più claustrofobiche ed opprimenti man mano che il crescendo della narrazione raggiunge il suo climax emotivo. Girato in poco più di due settimane con un budget di 340000 dollari, candidato a tre premi Oscar (Henry Fonda, Lee J. Cobb e sceneggiatura, ma dovettero arrendersi alla messe di statuette piovuta su Il ponte sul fiume Kwai) e vincitore dell'Orso d'oro al festival di Berlino, ammantato dai toni suggestivi del magico bianco e nero della fotografia di Boris Kaufman (il fratello minore di Dziga Vertov), alla prima collaborazione con Lumet (seguiranno, poi, Pelle di serpente, Il lungo viaggio verso la notte e L'uomo del banco dei pegni), La parola ai giurati si avvale di un cast d'interpreti strepitoso, dai superbi Henry Fonda e Lee J. Cobb che si rimpallano le scene madri più coinvolgenti, allo straripante Jack Warden che da subito ammonisce i colleghi: "Ho telefonato all'ufficio meteorologico, oggi sarà la giornata più calda dell'anno"...

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