Regia di Samuel Bayer vedi scheda film
Nel 1991, quando ancora era un nome pressochè sconosciuto, venne scelto per dirigere il video di Smells like teen spirit dei Nirvana: da quel momento la carriera di Samuel Bayer è decollata vertiginosamente; fra i suoi lavori anche alcuni videoclip dei Green Day 2.0, quelli di American idiot, diretti anche per questo 'rockumentario' che li immortala trionfare dinanzi a 65mila fans inglesi adoranti nel giugno 2005. Sono purtroppo sepolti i tempi di Basket case e della goliardia punk pop: sepolti vivi, perchè erano indubbiamente più veri, energici e simpatici, avevano molto più da dire di quanto riescono a comunicare questi (ennesimi, gelidi) pupazzotti truccati da Avril Lavigne, dalle canzocine patinate e dai testi totalmente ripuliti e inoffensivi (ipocritamente spacciati perfino per denunce: come se American idiot avesse mai soltanto sfiorato l'amministrazione Bush; a tale proposito vedasi piuttosto qualcosa del precedente tour dei Nofx, quello relativo ad American errorist, 2003, per meglio comprendere come si possa mantenere una dignità e continuare a lanciare messaggi 'scomodi' pur avendo un pubblico di sostenitori in tutto il mondo). Se i Green Day sono insomma spacciati, dal coma irreversibile di album come Warning o Nimrod è comunque scaturita la necessità di un cambiamento drastico: ma è discutibile la scelta di abbracciare con la propria musica quanto più possibile la radiofonicità e l'impotenza lirica, queste sono cose per cui esistono già fenomeni appositi, cotti e mangiati, confezionati e destinati a un rapido oblio. Billie Joe Armstrong che in questo documentario, fra un brano e l'altro, racconta di quanto ama i suoi fans e che senza di loro lui non sarebbe nulla, o che la musica è tutta la sua vita e via dicendo, è una specie di sesto Take that: un fantoccio, un ometto di cartone rassegnato a un eterno, falso sorriso di circostanza, che ha malauguratamente le sembianze di un ex cantante di punk pop emerso dai bassifondi e fiero delle proprie radici 'proletarie'. Bullet in a bible è un lavoro spudoratamente agiografico, che tratteggia la band in maniera talmente inverosimile che solo un fan sordocieco (i suoni dal vivo sono pressochè quelli su disco!) potrebbe esaltarsi alla visione: per questo, nonostante Bayer e nonostante le canzoni (che ripescano anche dalla prima parte del repertorio della band), questo documentario lascia un bel po' di amaro in bocca. 5/10.
Testimonianza video del tour mondiale dei Green Day del 2004/05, il più grande mai effettuato dalla band; le esibizioni sul palco (tratte da due date inglesi del giugno '05) si alternano a scene di vita on the road girate durante la tournée.
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