Regia di Neil Jordan vedi scheda film
Una rilettura del tema vampiresco originale ed approfondita, non per tutti. Chi si aspetta un horror o comunque un semplice film fantastico rischia di rimanere molto deluso. Tutti gli elementi fantastici e quanto presente dell'immaginario vampiresco rappresentano i presupposti per porre in scena una storia drammatica. L'essere vampira, per le protagoniste, è una condanna. L'immortalità si è risolta in una continua fuga dai propri simili, una solitudine interrotta solo dal rapporto quasi simbiotico tra madre e figlia. La prima fa della salvaguardia della seconda la sua missione, e per questo non si fa scrupoli nel prostituirsi o, se strettamente necessario, uccidere. La seconda vive sospesa in un non-tempo, impossibilitata a vivere come sarebbe naturale la sua età di sedicenne. Percepita però la presenza di uno spirito affine - un coetaneo malato e destinato a morire giovane - la ragazza se ne innamora e, fidandosi di lui, racconta la sua storia. All'inizio non viene creduta, poi gli eventi successivi dimostrano la verità. In un finale quasi consolatorio, le due donne, trovata altra compagnia si dividono. Il film è molto, molto lento. Il regista predilige tonalità cupe, anche là dove ci si aspetta luce e vitalità - un lungomare. All'inizio è un po' difficile seguire la vicenda, poi, con il racconto del passato delle donne, e delle trasformazioni in vampiri, che non avviene con morsi, ma con l'ingresso in una costruzione in pietra su un'isola brulla e disabitata, tutto diviene chiaro e coerente.
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