Regia di Yaron Zilberman vedi scheda film
Un film fragile come il suo titolo (italiano). L'op.131 di Beethoven in tutto il suo splendore. Carpi nel 1982 aveva già fatto questo film.
Un film fragile (come suggerito dal titolo), con diverse cadute melodrammatiche, inutili nell'economia della storia che si voleva raccontare, quella di un celebre quartetto d'archi in cui il grande, indispensabile affiatamento tra i musicisti si spezza quando uno di loro avverte i primi sintomi del Parkinson. Un film con un enorme punto di forza, l'op. 131 di Beethoven. Un quartetto in sette movimenti, senza interruzioni, senza pause, che costringe gli esecutori ad un vero e proprio tour de force. "Un polittico di scene diverse con un centro ideale, che è l'ascesa verso la pura luce diffusa nello spazio", come lo descrive il grande musicologo Quirino Principe nel suo celebre saggio dedicato ai quartetti per archi di Beethoven, avrebbe meritato di essere la colonna sonora di ben altro film. Un'occasione mancata. Ma nessuno si è accorto che questa storia era stata già rappresentata cinematograficamente da Fabio Carpi nel 1982 con il suo "Quartetto Basileus"?
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