Regia di Yaron Zilberman vedi scheda film
Un famoso quartetto d’archi celebra un quarto di secolo di concerti in giro per il mondo, ma qualcosa non va. Il più anziano dei musicisti, Christopher Walken, ha il morbo di Parkinson, impossibile per lui continuare a lungo. Di fronte a una transizione dolorosa e difficile si scatenano altri conflitti, da Philip Seymour Hoffman che non vuole restare per sempre “secondo” violino, alla moglie Catherine Keener che lotta per conservare sintonia e complicità. Il quarto dell’ensemble, Mark Ivanir, complica ancora di più le cose... Scene di lotta tra ego ipertrofici e passioni incontrollate, contrappunti dissonanti a partiture musicali eterne, sublimi, armoniche. Gioca su questo contrasto Una fragile armonia di Yaron Zilberman, forte di un ensemble di attori preziosi e diversamente bravi. In particolare è il meno noto dei quattro a sorprendere, l’israeliano di origine ucraina Mark Ivanir: a vederlo pare uno dei servizi di sicurezza, poi dimostra eleganza, oltre che prestanza, nel ruolo più difficile (si innamora, e un musicista del suo livello, come un atleta, rischia per questo di perdere lucidità, a quanto pare...). Anche nei festival più blasonati non può mancare la cosiddetta accademia: il cinema scritto bene, con ottimi interpreti, senza troppi scossoni estetici, rivolto a un pubblico preciso, magari anche un po’ facile nelle scelte narrative. Così è Una fragile armonia.
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