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Virginia

Regia di Dustin Lance Black vedi scheda film

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La recensione su Virginia

di leporello
6 stelle

Prodotto da Gus Van Sant, questo "Virginia" ha il sapore e l'atmosfera di un buon cinema "indipendente" (la "TikTok Studios" non ricordo essere una casa di produzione tra le più affermate), una buona sceneggiatura e un buon ritmo, classico delle commedie amare.
In una piccola cittadina degli USA, Virginia ( Jennifer Connelly) vive con suo figlio, l'adolescente Emmet (Harrison Gilberston). Nessun marito al suo fianco, ma solo una (divertente) relazione a sfondo fetish con lo sceriffo della contea (Ed Harris), uomo sposato e morigerato mormone perfettamente calato nella realtà bigotta (si diceva così, una volta) in cui la religione è spesso sinonimo di ignoranza quando non pretesto per i propri tornaconto politici. Gravemente malata ai polmoni e ostinatamente decisa a non badarvi, rifiutando le cure che qualcuno le vorrebbe "religiosamente" imporre, Virginia ha improvvisamente bisogno di denaro quando suo figlio decide di voler sposare Jessie (Emma Roberts), la figlia dello stesso sceriffo, che naturalmente osteggia in ogni modo la relazione. Il denaro che lo sceriffo le passa settimanalmente  per tenere nascosta la (finta) gravidanza che Virginia ha abilmente inscenato non basta più, e pertanto madre, figlio ed alcuni compari (Dale, un amico bulimico e sempliciotto di Emmet, e Max, il gestore del luna park, un buffo tracagnotto dedito al travestimento in vena di scalate alla notorietà), dovranno darsi molto da fare con improbabili operazioni da gangster (tra le più carine: la scena della rapina in banca con la maschera da scimpanzè stile "Pianeta delle Scimmie") e altre trovate.
Il film procede bene, ma a non consentirgli di essere pienamente convincente sono sia la stessa Jennifer Connely, brava ma fredda e poco capace ad accendere la simpatia, e la scelta di dare ad Emmet la voce narrante che racconta la storia, troppo invadente e spesso causa di intralcio alla scorrevolezza. Ed Harris è ovviamente un mostro sacro, ed il ruolo dello sceriffo ipocrita che sfrutta l'ingenuità e le fobie popolari per guadagnarsi un posto in Senato, gli sta a pennello.
Film sostanzialmente piacevole, ma che lascia in bocca un lieve sapore di rammarico per una impresa che poteva riuscire meglio, dove sia l'aspetto brillante che quello drammatico rimangono intrappolati nelle pieghe di una narrazione arida ed eccessivamente distaccata.

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