Regia di Luigi Zampa vedi scheda film
Zampa non è mai stato un maestro, ma questa satira sul fascismo credo gli sia riuscita. Certamente è aiutato non poco dagli attori: da Manfredi, a Moschin a Randone. Manfredi, in partilecolare offre un'ottima interpretazione di un personaggio piuttosto sfumato e difficile da rendere. E' un fascistello come tanti in quegli anni, che nel fascismo crede ma in modo tuttosommato superficiale e qualunquista. Allo stesso tempo è un po' ingenuo, non cattivo ma malizioso, quel tantino per scoprire l'inganno delle vacche... Per lui essere fascista è essere il bravo cittadino qualunque. Poi troviamo la schiera degli opportunisti e degli arrampicatori, ai quali in fondo del partito non frega niente, ma lo vedono come un mezzo di ascesa sociale (per loro e le rispettive ambiziose mogli). Questo spaccato di società d'epoca mostra con quali pretesti e secondi fini molti aderivano all'ideologia senza provare per essa nessun trasporto reale, lasciando in un numero ridotto i fanatici che ci credevano veramente. Tramite il fascismo ottenevano quei posti di responsabilità per praticare le piccole e grandi corruzioni di allora e di oggi. Il risultato fu però, ahimé, il potenziamento del regime. E' esilarante vedere Gastone Moschin che simula una severità inflessibile e un fanatismo cieco solo per piacere al presunto ispettore governativo. Tutta la retorica del regime, comunque, viene presa di mira senza pietà: l'adunanza "spontanea" ma guai a chi non partecipa, lo sfoggio di mirabolanti (e inesistenti) fattorie, la simulazione di improbabili entusiasmi patriottici e maldestri atti di adorazione al duce, il nascondere orinatoi e barboni... L'ostentazione del lavoro, delle bonifiche e della produzione fanno il resto. Ci avete fatto caso che questa retorica era la medesima dei regimi comunisti dell'Est, e che anche loro avevano similari ispezioni politiche, dove ognuno doveva recitare la parte del perfetto comunista? Il film fa vedere anche l'ambizione e l'opportunismo di molti, e come le stesse donne scegliessero lo sposo solo in base alle possibilità di arrampicate sociali che prometteva. In fondo, il personaggio più positivo, è il fascistello Manfredi, perché è semplice ma buono, non simula entusiasmi che non ha e non nasconde secondi fini. Anzi è l'unico personaggio sincero che gioca a carte scoperte.
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