Regia di Yuval Adler vedi scheda film
La tensione è altissima. Nella realtà, come in questo film. Perché il conflitto israelo-palestinese non è soltanto spietato, sanguinoso, fratricida. È anche una faccenda complessa, struggente, in cui la strategia militare e politica deve fare i conti con l’imperscrutabilità dell’universo umano. Il fronte è attraversato dalla tumultuosa corrente dei legami e delle rivalità, che solo la retorica dei proclami ufficiali riesce, per un attimo, a mascherare. La rabbia è l’energia forte, che induce a combattere, ma deve confrontarsi con la sua controparte debole, che è la paura di sacrificare, in nome dell’eroismo e della lealtà, la delicata sostanza dei sentimenti più intimi. Sanfur è un ragazzo di Betlemme, è un figlio, un fratello, un compagno di lotta, ma anche un informatore della polizia israeliana. È solo per necessità che si trova in quella situazione ambigua, pericolosa, intricata, certo troppo difficile per la sua giovane età. È coraggioso, ma impulsivo. È attaccato alla causa, ma ancor più alla sua famiglia. Gestirlo non è un compito semplice. Lo sa bene Raci, il suo agente di riferimento. E lo sa bene anche suo padre, che su di lui ha ormai perso ogni controllo. Sanfur è la figura emblematica di una terra che continua a lasciarsi infiammare dalle proprie lacerazioni, trasformando il disorientamento nella smania di scombinare le carte, alternare guerra e pace, ridisegnare i confini, scendere a patti per poi riprendere a lanciare missili e far esplodere bombe. In questo gioco infernale le mosse sono effettuare in patria, fuori dalla patria, per la patria, contro la patria. Le alleanze vanno e vengono, e tutto il dolore torna sempre indietro. Sanfur non ama veramente, né odia fino in fondo, e si limita a seguire, di volta in volta, i suggerimenti ondeggianti di una coscienza confusa. Nel suo mondo le identità e i ruoli sfumano e si moltiplicano, mentre Hamas finanza segretamente le brigate Al-Aqsa, l’autorità palestinese fa arrestare uno dei capi della guerriglia, e lui è chiamato a vendicare la morte del fratello alla cui uccisione egli stesso, indirettamente, ha contribuito. Sanfur forse vorrebbe schierarsi, ma le circostanze glielo impediscono. Ha un gran bisogno di protezione, ma gli è impossibile trovarla. Ovunque guardi, c’è qualcuno che lo sfrutta per i propri scopi, e lo giudica in funzione del servizio reso. La sua giovinezza brucia in un mezzo ad un fuoco amico che ha tanti volti, e tanto amico non è. Il futuro di un popolo risulta intrappolato nella paradossale ferocia di una battaglia discontinua, che si morde la coda, e nella quale, al di sotto della dimensione mitizzata del martirio, è persino problematico distinguere tra fedeltà e tradimento. Le mutevoli contingenze tattiche si traducono in una morale impazzita: le sue schegge attraversano il cuore di Sanfur, fino a spezzarne l’integrità, nell’inatteso e crudelissimo finale. Bethlehem è un ottimo action movie nel quale la suspense nasce dalle profondità dell’anima e della Storia. La sua forza è una vibrazione graffiante, è elettricità che corre lungo i fili contorti di un’antica matassa, tanto fitta quanto ribelle ad ogni tentativo di sbrogliarla.
Questo film ha rappresentato Israele agli Academy Awards 2014.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta