Regia di Yuval Adler vedi scheda film
“Perchè il linguaggio è stato inventato dagli uomini?
Per dire bugie!”
Così, con una frase lapidaria verbalmente “incisa” all’inizio del film Bethlehem, si apre questo straordinario racconto israelo-palestinese di vite difficili, in bilico tra emozioni della famiglia, sentimenti nazionalistici e valori indotti, imposti o fai da te.
Bethlehem, diretto da Yuval Adler, è un film sul tradimento. Di se stessi innanzitutto; quando si è forzatamente obbligati per sopravvivere o per evitare di far soffrire qualche proprio caro, sottoposto a uno scacco matto, a vendersi.
E’ un film - come ha specificato il regista con la sua opera prima (e ci si chiede se questo il risultato sorprendente della prima, cosa riuscirà a fare nella seconda) che si focalizza soprattutto su human intelligence, dando alla parola intelligence il doppio significato sia cerebrale che di appoggio ai servizi segreti. Ed è un film super-intelligente per pochi, difficile, veloce, per chi non conosce la zona, addirittura incomprensibile o, di parte.
Bethlehem narra la storia di una relazione complessa fatta di fiducia e tradimento, tra un agente dei servizi segreti Israeliani: Razi e il suo informatore palestinese quindicenne, Sanfour. Introspezione tra dilemmi morali, caduta dei valori personali, scambio e accordo tra luce e tenebra della psiche umana e dei suoi bisogni emotivi o affettivi, il film vuole forse (?) essere un racconto di convivenza pacifica, almeno nel territorio della settima arte dove, un cast di attori e sceneggiatore palestinesi, si unisce a produttori e regista israeliani.
Di buon auspicio perché questo dialogo così proficuo, con intelligenze simili e così maledettamente sviluppate come in (Giordania) Palestina e Israele si estenda anche agli “stramaledetti” politici che detengono i poteri, per rovinare le vite di molti anziché migliorarle.
Bethlehem a Venezia ha lasciato la platea scossa. Al buio chi ha urlato alla fine “sionisti”. Chi, impietrito dalla forza del racconto, dalle emozioni scatenate dalle vite parallele in scena, non riusciva forse più nemmeno ad applaudire a uno scenario terrificante che gli era prospettato innanzi come se fosse veramente il suo per una volta.
Il film israeliano con attori di strada non professionisti eccellenti, con uno sceneggiatore palestinese Ali Waked, ex giornalista e funzionario dell’autorità palestinese, lascia aperti interrogativi fatali: chi sono i buoni e chi sono i cattivi? Cos’è il bene e cos’è il male? La sensibilità di ognuno potrà quindi rispondere!
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